FOTOGRAFIA ASTRATTA DALLE AVANGUARDIE AL DIGITALE

FOTOGRAFIA ASTRATTA
DALLE AVANGUARDIE AL DIGITALE

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nelle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea

Fotografia astratta dalle avanguardie al digitale nelle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea

A cura di Roberta Valtorta e Arianna Bianchi

La mostra comprende fotografie di Olivo Barbieri, Pierre Cordier, Franco Fontana, Jean-Louis Garnell, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Franco Grignani, Roberto Masotti, Nino Migliori, Paolo Monti, Aaron Siskind, Luigi Veronesi, Silvio Wolf, che datano dagli anni Trenta del Novecento ai primi anni Duemila, indagando come la fotografia, la più “realistica” delle arti, possa affrontare le forme astratte. E’ nell’ambito delle avanguardie storiche, soprattutto Astrattismo e Costruttivismo, che, crollato il concetto di “rappresentazione”, la fotografia si orienta anche verso le forme astratte, con soluzioni espressive che non hanno più la realtà visibile come riferimento, ma realtà “altre”, riferite alle forme dell’interiorità e dell’immaginario. In seguito, tra anni Quaranta e Cinquanta, anche l’Espressionismo astratto e l’Informale offrono un fertile terreno di lavoro alla sperimentazione astratta, come anche, più tardi, la Pop Art e la Optical Art. Alcuni artisti utilizzano tecniche diverse da quelle canoniche, come il fotogramma, il chimigramma, il cliché-verre, i movimenti della camera, il mosso, fino alle recenti elaborazioni digitali. Altri scelgono la normale ripresa fotografica, rivolta però ad aspetti della realtà che già possono offrire allo sguardo forme astratte, da prelevare dal loro contesto.

Centro Internazionale Scavi Scaligeri, Verona, nell’ambito di ArteVerona-Fiera d’arte moderna e contemporanea 4 ottobre 2008-11 gennaio 2009 Museo di Fotografia Contemporanea 15 novembre 2009 – 2 maggio 2010

Olivo Barbieri (Carpi-Modena, 1954) studia al DAMS di Bologna e fotografa dai primi anni Settanta. Lavora sul paesaggio urbano, l’architettura, spesso ripresi di notte e da molti anni è noto sulla scena internazionale soprattutto per le sue riprese fotografiche e video dall’elicottero di importanti metropoli del mondo.

Pierre Cordier (Bruxelles, Belgio, 1933) è noto come l’inventore del chimigramma, tecnica che inizia a praticare a partire dal nel 1956. Da sempre conduce ricerche sperimentali, producendo immagini tendenzialmente astratte vicine alla grafica e alla pittura.

Franco Fontana (Modena, 1933) è attivo in campo fotografico dai primi anni Sessanta. Si dedica al colore applicandolo a paesaggi naturali geometrizzati, al paesaggio urbano, alla figura umana, al nudo, in una ricerca caratterizzata dalla semplificazione e dalla stilizzazione.

Jean-Louis Garnell (Dolo, Francia, 1954), fotografo e docente, dopo aver preso parte a campagne di committenza pubblica di documentazione del territorio come la Mission Photographique de la D.A.T.A.R., sposta la sua attenzione sullo spazio domestico, la quotidianità, gli oggetti, con forme diverse di composizione e di sperimentazione digitale.

Mario Giacomelli (Senigallia-Ancona, 1925-2000), maestro della fotografia italiana del Novecento e uno tra i più noti fotografi a livello internazionale, lavora intensamente sul paesaggio rurale e sulla figura umana nelle sue diverse età. La sua ricerca, legata all’Informale, si connota per la forte e talvolta drammatica espressività.

Paolo Gioli (Sarzano-Rovigo, 1942), pittore, film-maker, fotografo tra i più originali e profondi a livello internazionale, lavora da anni sui temi del corpo, del volto, dell’identità sperimentando incessantemente i materiali della fotografia e del cinema e inventando sempre nuovi codici visivi.

Franco Grignani (Pieve di Monte Morone-Pavia, 1908-1999), architetto e designer, utilizza la fotografia in modo sperimentale lavorando sulla percezione, la subpercezione, la visione laterale, le distorsioni ottiche, con esiti astratti di grande effetto grafico.

Roberto Masotti (Ravenna, 1947) è noto come fotografo di teatro e di jazz e musica contemporanea, campo nel quale realizza anche interventi multimediali. Dal 1979 al 1996 è fotografo ufficiale del Teatro alla Scala con Silvia Lelli. Conduce anche intense ricerche sulla natura.

Nino Migliori (Bologna, 1926) è fotografo e docente. Dopo esordi nella fotografia sociale si è continuamente dedicato alla ricerca sperimentale off-camera con impiego di molte tecniche, dal fotogramma all’idrogramma al cliché-verre, di cui è considerato maestro.

Paolo Monti (Novara, 1908 – Milano, 1982) è un grande maestro della fotografia italiana del Novecento. Docente oltre che fotografo, stimato collaboratore di storici dell’arte e architetti, ha lavorato sul paesaggio naturale, l’architettura, i centri storici delle città italiane, le opere d’arte.

Aaron Siskind (New York, 1903 – Providence, 1991), docente e poi direttore del Dipartimento di Fotografia dell’Institute of Design, IIT di Chicago, e uno dei fondatori del Visual Studies Workshop di Rochester, è un maestro della fotografia del Novecento, noto soprattutto per le sue ricerche sulle forme astratte che lo legano all’Espressionismo astratto.

Luigi Veronesi (Milano, 1908-1998), pittore, grafico scenografo, film-maker, è considerato uno dei più importanti artisti della stagione astrattista. Come artista polidimensionale studia anche il rapporto tra colore e musica. Come fotografo approfondisce le tecniche del fotogramma e del fotomontaggio.

Silvio Wolf (Milano, 1952), artista multimediale, negli anni Settanta e Ottanta si dedica a ricerche analitiche sui codici della fotografia. In seguito oltre che fotografie realizza proiezioni, installazioni luminose e sonore, opere site-specific molto spesso sempre su base fotografica.

MUFOCO EDUCATIONAL

MUFOCO EDUCATIONAL FOTOGRAFIA ASTRATTA Cordier PIERRE CORDIER Questa immagine sognante accende la fantasia: ci proietta verso galassie sconosciute, o ci immerge negli abissi profondi degli oceani. I colori e gli intrecci finissimi e variegati hanno l’aspetto di venature di marmi pregiati. Il chimigramma è protagonista dell’opera di Pierre Cordier, una tecnica da lui messa a punto nel 1956, immagini ottenute senza macchina fotografica, ma con l’azione diretta di prodotti chimici sull’emulsione della carta. L’assenza di riproducibilità fa del chimigramma un oggetto unico. Barbieri OLIVO BARBIERI Le sperimentazioni di Olivo Barbieri rimangono sempre sul versante della fotografia off-camera e creano forme che sembrano fuochi d’artificio o immagini lunari. Si tratta di una serie giovanile di fantasiosi chimigrammi da negativo associati ad alcune frasi di Claude Pélieu di tono surreale che diventano importanti titoli funzionanti da supporto narrativo per le immagini. Fontana FRANCO FONTANA Che sia un quadro astratto o l’immagine fotografica di colline della Basilicata le campiture di colore così geometriche appiattite ed estrapolate dalla realtà ci aiutano a semplificare la complessità del paesaggio naturale andando a creare visioni astratte di grado zero. Le fotografie di Franco Fontana ci restituiscono luoghi surreali in cui il colore è protagonista e i giochi di linee sono ritmati in una sorta di colorata grammatica che rende tutto più suggestivo. Garnell JEAN LOUIS GARNELL L’immagine di grande formato di Louis Garnell presenta una imponente campitura grigia contornata da un’espolosione di frammenti colorati depositati sui bordi laterali. Non abbiamo più nessun riferimento che riporti alla realtà, le forme vivono all’interno di un assemblaggio digitale incuranti del mondo quotidiano. Nella serie Modules, images, Jean Louis Garnell affida al computer il lavoro di frammentazione e successiva ricomposizione arbitraria di immagini non scattate da lui, il cui risultato è un diffuso grigio medio, sommatoria di tutti i colori del mondo. Giacomelli MARIO GIACOMELLI Un punto di vista così estremo, una veduta aerea dall’alto, ci restituisce una particolare interpretazione del paesaggio, grazie a quella distanza è possibile prendere meglio coscienza del territorio, che a saperlo guardare bene ci racconta la storia di uomini che lo hanno vissuto. Una collina marchigiana segnata dai solchi della lavorazione dei campi rimanda a forti segni di sapore tipografico tipici delle opere di Mario Giacomelli. Il paesaggio agricolo si fa bidimensionale e l’aratura diventa traccia di una fatica di anni dell’uomo per arare, e della terra per ricevere quelle ferite, che per similitudine rimandano alle rughe profonde della mano del contadino. Gioli PAOLO GIOLI Paolo Gioli inserisce piccoli oggetti di diversi materiali tra sé e il soggetto fotografato, direttamente nella camera con foro stenopeico che a partire dalla fine degli anni Settanta usa per realizzare ritratti e autoritratti su Polaroid. Realizza così delle doppie fotografie, riprendendo contemporaneamente il volto del soggetto e le forme astratte che interferiscono con esso fino a cancellarlo. Nelle sue immagini vi sono sempre importanti sovrapposizioni di linee ed elementi astratti in dialogo/conflitto con il soggetto. Grignani FRANCO GRIGNANI L’occhio si interroga sulla visione, messo a dura prova dalle sperimentazioni astratte di Franco Grignani. Gli elementi grafici creano dei disegni optical che giocano sulla raffinatezza ed eleganza della forma. Grignani lavora in una direzione originale e diversa, orientata ad approfondire i processi della percezione – sia dell’occhio umano sia della macchina fotografica – e i fenomeni ottici, dalla visione plurima alle distorsioni. Masotti ROBERTO MASOTTI In alcuni lavori di Roberto Masotti dedicati alla natura vi è un sottile, elegante legame con la Land Art. La roccia emerge dal nero dello sfondo accentuato da strati di pittura stesi direttamente sulla carta fotografica, il tutto ci restituisce un’immagine appartenente ad una strana ed inquietante dimensione onirica. Migliori NINO MIGLIORI Nelle sperimentazioni su carta fotografica di Nino Migliori - chimigrammi, idrogrammi, pirogrammi, ossidazioni, cliché-verres - appaiono mondi surreali, spaziali e grafici, provocati da reazioni di acidi, bruciature, tagli e graffi. La fotografia astratta tra gli anni Cinquanta e Sessanta si confronta con le esperienze artistiche dell’Informale e delle Neoavanguardie e si interroga sugli strumenti per esplorare tutte le possibilità espressive del mezzo. La superficie della carta fotografica si trasforma in una sorta di tela sulla quale forme, costellazioni, grumi, segni semplici oppure complessi sono tracciati dalla luce e ‘accadono’ in modo libero e aperto a molteplici possibilità interpretative. Monti PAOLO MONTI Le sperimentazioni astratte nelle fotografie di Paolo Monti nascono dall’osservazione diretta della natura. I risultati qui presentati sono ottenuti grazie a diverse tecniche: dalla rotazione della macchina fotografica alla macrofotografia di rocce, licheni, legni, foglie e muri. L’occhio, grazie alla macchina fotografica, potenzia la sua visione e penetra nella materia fino a perdere i riferimenti con la realtà, stimolando associazioni con la pittura dell’Espressionismo astratto. Siskind AARON SISKIND L’inquadratura seleziona porzioni di realtà decontestualizzate, bidimensionali, non c’è prospettiva, la terza dimensione è azzerata. La visione è provocata da segni pittorici lasciati sulle superfici urbane. Nella fotografia di Aaron Siskind non c’è intento descrittivo, ma l’esigenza di trasformare soggetti della vita quotidiana in autonome composizioni astratte a partire da cose banali, quotidiane, senza particolare significato, segni trovati sui muri, sui selciati, sulle inferriate di New York. Veronesi LUIGI VERONESI Fotogrammi La luce in fotografia è come il colore in pittura.
I fotogrammi di Luigi Veronesi sono composizioni astratte, immagini luminose ottenute senza l’uso della macchina fotografica. La sua sperimentazione avviene in camera oscura con negativi o con carta fotografica sopra cui gli oggetti esposti alla luce formano giochi di ombre e inaspettate trasparenze. Delle sue immagini ci cattura l’intensità dei colori, la bellezza delle forme e delle composizioni geometriche.
Wolf SILVIO WOLF Il dittico di grande formato di Silvio Wolf attira non solo l’occhio ma anche il fisico che è avvolto da colori caldi e intensi, l’opera arriva a coinvolgere direttamente la sfera delle emozioni. Ci sfugge il contenuto dell’immagine che grazie alla fantasia ci porta verso ricordi di tramonti e fuochi ardenti. Immediata è l’associazione con l’opera di Mark Rothko. Come ci svela Silvio Wolf recupera “gli spezzoni iniziali della pellicola fotografica, esposti casualmente alla luce durante il caricamento della macchina fotografica e irregolarmente sviluppati durante il processo foto-chimico” rimandando ad una riflessione sulla materia della pellicola fotografica al limite tra analogico e digitale.

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