1984. FOTOGRAFIE DA VIAGGIO IN ITALIA

1984. FOTOGRAFIE DA VIAGGIO IN ITALIA

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Omaggio a Luigi Ghirri

1984. Fotografie da Viaggio in Italia. Omaggio a Luigi Ghirri

A cura di Roberta Valtorta

La mostra rende omaggio al maestro Luigi Ghirri, in occasione del ventennale della morte, riproponendo in sintesi la mostra Viaggio in Italia, da lui curata nel 1984, divenuta il manifesto della “scuola italiana di paesaggio”. E’ un progetto di “rifondazione” dell’immagine del paesaggio italiano e insieme della fotografia italiana, alla quale prendono parte 20 fotografi: Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Giannantonio Battistella, Vincenzo Castella, Andrea Cavazzuti, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Vittore Fossati, Carlo Garzia, Guido Guidi, Luigi Ghirri, Shelley Hill, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Claude Nori, Umberto Sartorello, Mario Tinelli, Ernesto Tuliozi, Fulvio Ventura, Cuchi White. Viaggio in Italia propone un nuovo ABC del paesaggio italiano indagato secondo un approccio intellettuale ma anche affettivo, senza stereotipi nè gerarchie. Le fotografie sono semplici ma spesso enigmatiche, fino a suggerire un senso di spaesamento, e sono un invito a riflettere sulla quotidianità del nostro paesaggio. La mostra presenta una stretta selezione di circa 90 opere esemplari, divise nei dieci capitoli ideati da Ghirri stesso. Il Fondo Viaggio in Italia, parte delle collezioni del Museo, comprende più di 200 delle 300 fotografie di allora, che datano dal 1972 al 1983. A esse nel 2004 il Museo ha già dedicato una più ampia mostra, una pubblicazione e un documentario.

Triennale di Milano, 11 luglio – 26 agosto 2012

Olivo Barbieri (Carpi-Modena, 1954) studia al DAMS di Bologna e fotografa dai primi anni Settanta. Lavora sul paesaggio urbano, l’architettura, spesso ripresi di notte e da molti anni è noto sulla scena internazionale soprattutto per le sue riprese fotografiche e video dall’elicottero di importanti metropoli del mondo.

Gabriele Basilico (Milano, 1944 – 2013), architetto di formazione, è uno dei massimi fotografi italiani contemporanei e uno dei più noti a livello internazionale. Da metà anni Settanta dedica la sua instancabile metodica ricerca alla città come organismo complesso e al paesaggio postindustriale in trasformazione.

Gianantonio Battistella (Treviso, 1957) è architetto, docente universitario, fotografo. Dalla fine degli anni Settanta si dedica all'indagine dei territori urbanizzati, producendo numerose ricerche e partecipando a progetti di rilievo fotografico del paesaggio in contesti di committenza pubblica.

Vincenzo Castella (Napoli, 1952) dopo studi di Antropologia è fotografo dalla metà degli anni Settanta. Studia le strutture industriali, le metropoli, il paesaggio in trasformazione, le contaminazioni in atto nelle città e le nuove narrazioni urbane.

Andrea Cavazzuti (Milano, 1959), laureato in Lingua e Letteratura Cinese a Ca’Foscari, vive in Cina dalla fine degli anni Ottanta. Fotografo fino ai primi anni Novanta, è poi passato al video digitale. Ha realizzato documentari, speciali per la televisione, videoinstallazioni per il teatro.

Giovanni Chiaramonte (Varese, 1948) è uno dei più importanti esponenti della scuola italiana di paesaggio. Docente oltre che fotografo, studioso di fotografia, curatore, editore, è tra gli operatori che hanno fortemente animato la cultura fotografica italiana.

Mario Cresci (Chiavari, 1942) è fotografo, graphic designer, docente. Uno degli autori più innovativi della fotografia italiana, lavora tra disegno, fotografia, video, installazione, applicando la cultura del progetto a ogni tipo di linguaggio visivo e costruendo sempre nuove esperienze di tipo didattico.

Vittore Fossati (Alessandria, 1954) è uno dei più importanti fotografi di paesaggio italiani. Impegnato nell’indagine del territorio in numerosi progetti collettivi, da anni studia la complessità e il mistero dei segni che abitano l’ambiente sia naturale si antropizzato.

Carlo Garzia (Bari, 1944), grande conoscitore della letteratura francese e docente, si dedica alla fotografia dai primi anni Settanta, con particolare interesse verso il paesaggio del Sud dell’Italia. E’ stato tra i fondatori della galleria Spazio Immagine di Bari, riferimento importante tra anni Settanta e Ottanta.

Luigi Ghirri (Scandiano-Reggio Emilia, 1943 – Roncocesi-Reggio Emilia, 1992) è un maestro della fotografia contemporanea di notorietà internazionale. Dedica la sua ricerca alla complessità e alla poesia del paesaggio contemporaneo, anima e conduce progetti collettivi, dialoga costantemente con scrittori, architetti, artisti.

Guido Guidi (Cesena, 1941), per anni impegnato presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, è un maestro della fotografia italiana di paesaggio e artista stimato a livello internazionale. Sottile indagatore dello spazio, ricercatore e docente, è attivo dalla fine degli anni Sessanta.

Shelley Hill (Long Beach-California, USA, 1951), dopo studi a Oxford e una laurea in Linguistica alla California University, viaggia tra USA e Africa e si stabilisce in Italia dedicandosi alla fotografia. Tornata in America, sposta i suoi interessi sulla pittura e la grafica.

Mimmo Jodice (Napoli, 1934), per anni docente all’Accademia di Belle Arti di Napoli, punto di riferimento per la cultura del Sud, è un maestro della fotografia italiana riconosciuto a livello mondiale. Studia il paesaggio, l’architettura storica e contemporanea, i miti della classicità e del Mediterraneo.

Gianni Leone (Bari, 1939), per anni docente di Storia delle Dottrine Politiche all’Università di Bari, come fotografo indaga memorie e simboli presenti nel territorio in trasformazione soprattutto nel Sud dell’Italia. E’ tra i fondatori della galleria Spazio Immagine, punto di riferimento culturale per il Sud tra anni Settanta e Ottanta.

Claude Nori (Toulouse, Francia, 1949) è fotografo, editore, scrittore organizzatore culturale. Ha fondato la casa editrice Contrejour e ha diretto la rivista “Les cahiers de la photograhie”. Come fotografo è stato sempre fedele a una narrazione di tipo reportagistico.

Umberto Sartorello (Buenos Aires, Argentina, 1951) fotografa dai primi anni Settanta, dedicandosi al paesaggio antropizzato e al ritratto di persone e animali. La sua particolare attenzione ai comportamenti si lega alla sua esperienza di psicoterapeuta e psicologo.

Mario Tinelli (Pavia, 1962) inizia a fotografare alla fine degli anni Settanta. Alterna alla fotografia professionale le proprie ricerche sugli spazi antropici contemporanei e sul concetto di “assenza-presenza dell’uomo”, che declina, senza finalità documentarie, in un personale bianco nero.

Ernesto Tuliozi (Valeggio sul Mincio-Verona, 1954) inizia a fotografare nella seconda metà degli anni Settanta, interessandosi al paesaggio antropizzato e soprattutto alle periferie e ai confini. Da sempre è anche grafico, art director, e ha diretto diverse riviste.

Fulvio Ventura (Torino, 1941), dopo studi di Filosofia inizia a fotografare negli anni Settanta, sviluppando una particolare attenzione al paesaggio antropizzato e naturale, con ripetute indagini sui giardini, i boschi, le acque, le scritture della natura.

Cuchi White (Cleveland-Ohio, USA, 1930 – Paris, 2013) fotografa e vive tra USA, Italia, Francia. Membro della Photo-League newyorchese, dopo esordi come fotografa sociale, si dedica a elaborare una fotografia basata sul trompe-l’oeil, studiando facciate di edifici storici, interni di antiche ville e musei, giardini.

MUFOCO EDUCATIONAL

VIAGGIO IN MUFOCO EDUCATIONAL ITALIA Luigi Ghirri, Alpe di Siusi, Bolzano, 1979 Luigi Ghirri, Alpe di Siusi, Bolzano, 1979 Luigi Ghirri usa la fotografia come strumento per stimolare la funzione immaginativa dell'individuo e ricondurlo così all'autonomia della conoscenza visiva, il suo è un continuo rimando tra poesia e fotografia e dunque tra ritmo e visione, la fotografia non è più utilizzata come strumento per raccontare i luoghi, descriverli o documentarli, ma come mezzo per misurare il proprio rapporto con il mondo esterno e di conseguenza con se stessi e l’altro. La fotografia dei due camminatori, nell’altopiano dell’Alpe di Siusi, rilassa lo sguardo e invita a unirsi alla passeggiata, mano nella mano, per raggiungere insieme il monumentale palcoscenico delle Dolomiti. 2. Mario Cresci, Stigliano, Potenza, 1983 Mario Cresci, Stigliano, Potenza, 1983 Mario Cresci partecipa a Viaggio in Italia con alcune immagini a colori realizzate in Basilicata, terra che l’autore conosce, frequenta e indaga fin dalla fine degli anni Sessanta e dove conduce un’intensa ricerca etno-antropologica di riscoperta del territorio e della cultura materiale del Sud Italia. Questa fotografia estremamente essenziale ritrae una casa isolata nel paesaggio, tra le colline e il cielo plumbeo, un momento prima del temporale. Lo sguardo è catturato dalla luce abbacinante della facciata che, in contrasto con il cielo scuro, delinea una sagoma netta e precisa, esaltandone la bidimensionalità. Vittore Fossati, Oviglio, Alessandria, 1981 Vittore Fossati, Oviglio, Alessandria, 1981 Vittore Fossati prende parte sin dagli anni Settanta agli sviluppi della ricerca sul paesaggio italiano: colto e appassionato di letteratura, realizza fotografie cariche di riferimenti teorici e ricercati. Questa è la fotografia che apre A perdita d’occhio, il primo capitolo del libro. Nell’apparente uniformità del paesaggio della pianura padana, l’autore riesce a costruire un’immagine evocativa, giocata su sottili equilibri e simmetrie. Lo spettacolo dell’arcobaleno, causato da un irrigatore, genera un sottile cortocircuito tra naturale e artificiale o, ancora di più, tra realtà e fantasia. Guido Guidi, Mercato Saraceno, Forlì, 1972 Guido Guidi, Mercato Saraceno, Forlì, 1972 L’indagine di Guidi si sofferma sui paesaggi marginali e sulle trasformazioni, prestando attenzione ai non-luoghi e a quell’architettura non aulica che egli ama definire ‘vernacolare’. La piccola casetta trasportabile che si vede in questa immagine sembra collocata in un paesaggio di campagna non definito. La fotografia di Guidi è caratterizzata da un tocco delicato, mai invadente, che non enfatizza ciò di cui parla ma piuttosto se ne prende cura. Le sue fotografie spesso si concentrano non sulla presenza diretta dell’uomo ma sulle sue tracce, richiamando lo stile dei New Topographics, e insegnandoci che, se osservati con attenzione, anche i dettagli più quotidiani, gli oggetti abbandonati, possiedono una loro interessante bellezza. Fulvio Ventura, Isola Madre, Verbania, 1982 Fulvio Ventura, Isola Madre, Verbania, 1982 Nel portare avanti una sottile e delicata indagine del paesaggio antropizzato e naturale, lo sguardo di Fulvio Ventura si è spesso soffermato su giardini, boschi, parchi, acque. Questa fotografia è stata realizzata all’interno del fiabesco giardino dell’Isola Madre del Lago Maggiore, il più antico giardino botanico d’Italia. Il fagiano dalle piume argentate al centro dell’immagine, diventato una delle icone di Viaggio in Italia, sembra invitarci, come in una storia, a percorrere il viale incorniciato da cespugli, glicini, rare piante tropicali, in una natura densa e rigogliosa intensificata dall’uso magistrale della luce e del bianco e nero creando un cortocircuito tra realtà e fantasia. Claude Nori, Rimini, 1983 Claude Nori, Rimini, 1983 Lo sguardo del francese Claude Nori, uno dei tre fotografi stranieri che hanno partecipato a Viaggio in Italia, esprime a pieno la spensieratezza dell'estate. L’autore è affascinato dall’Italia: dalla riviera adriatica alle spiagge siciliane, dal litorale laziale a quello ligure, fino al Lido di Venezia, le sue fotografie raccontano di coste e spiagge con una narrazione reportagistica leggera e poetica che si sofferma sui giovani e su quei momenti di svago che lasciano spesso uno strascico di nostalgia. La bambina che si spinge sull’altalena ci trasporta in un volo leggero verso il mare, lasciando immaginare un’espressione di libertà nel volto escluso dall’inquadratura. Mimmo Jodice, Napoli, 1980 Mimmo Jodice, Napoli, 1980 Attento alle sperimentazioni e alle possibilità espressive del linguaggio fotografico fin dagli anni Settanta, Mimmo Jodice rivolge parallelamente la sua attenzione a Napoli, sua città natale, che indaga negli aspetti sociali e antropologici della cultura popolare. Dagli anni Ottanta focalizza lo sguardo sul paesaggio, l’architettura storica e contemporanea, i miti della classicità e del Mediterraneo, studiando la composizione degli spazi piuttosto che le azioni che in essi si svolgono. Le sue fotografie mettono in dialogo presente e passato, laddove il paesaggio è allo stesso tempo scenario contemporaneo e luogo di una memoria. La lamiera in metallo avvolge la colonna, le gira intorno, l’inquadratura mette in risalto il contrasto tra classicità archetipica e contemporaneità fatta di segni e materiali. Carlo Garzia, Trani, 1982 Carlo Garzia, Trani, 1982 La visione di Carlo Garzia si inserisce nel filone della fotografia di paesaggio tracciato da Luigi Ghirri. Una delle chiavi di lettura delle sue immagini è la sospensione metafisica del luogo, in cui lo spazio è percepibile, palpabile, essenziale: immediata è l’associazione con la pittura di Carlo Carrà e il suo “Il pino sul mare” del 1921, così come questa immagine ricorda alcuni dipinti di Mario Sironi, o ancora, nello spazio tra il fotografo e il mare, un’opera più antica come “Allegoria sacra” di Giovanni Bellini. Olivo Barbieri, Pegognaga, Mantova, 1982 Olivo Barbieri, Pegognaga, Mantova, 1982 La ricerca di Olivo Barbieri si concentra sul paesaggio, in particolare quello antropizzato, che osserva con sguardo attento e analitico. Forte è l’interesse che rivolge alla luce artificiale, elemento che caratterizza molta della sua produzione. “Mi pareva che nessuno, sino a quel momento, avesse fotografato la notte a colori. I precedenti, sia cinematografici che fotografici, erano tutti in bianco e nero. Mi interessava anche immaginare il colore del futuro, così di lì a poco ho preso a utilizzare colori che sembravano sintetici ed elettronici.” Un linguaggio visivo che è sempre messo in discussione, come in questa immagine, notturna e silenziosa ma allo stesso tempo quotidiana, di paese, con il calcio balilla in primo piano e la prospettiva del portico che invita alla passeggiata. Vincenzo Castella. Monte San Giacomo, Salerno, dalla serie Geografia privata, 1982 Vincenzo Castella, Pescara, 1983 Nella serie Geografia Privata Vincenzo Castella fotografa ambienti familiari, case di parenti o amici, che corrispondono quindi alla sua esperienza personale. Questa immagine ci racconta una visione privata della casa: pavimenti, muri, colori, porte, maniglie, dettagli, comuni e familiari. Castella è attento al dialettico movimento che unisce l’uomo al suo ambiente, sottolinea la relazione profonda tra noi e i luoghi del nostro vissuto, i quali si trasformano sotto l’azione umana e, contemporaneamente, provocano delle modificazioni nel nostro modo di vivere e nell’immaginario collettivo. Gabriele Basilico, Milano Gabriele Basilico, Milano Dagli anni Ottanta Gabriele Basilico si dedica al racconto delle città, prima fra tutte la sua Milano, della quale indaga innanzitutto le zone marginali e le periferie. Protagoniste delle fotografie di Basilico sono fabbriche e strutture anonime, torri dell’acqua, silos, che proseguono idealmente, con sguardo rinnovato e attento allo spazio, l’esperienza dei coniugi Becher. In questa immagine i tre gasometri, leggeri nella loro struttura metallica e allo stesso tempo ben radicati nella loro imponenza, si relazionano visivamente con gli elementi orizzontali del paesaggio: la strada, il muro di mattoni e i cavi che attraversano l’inquadratura. Nei lavori successivi lo sguardo di Basilico si fa più ampio e arriva ad abbracciare paesaggi più complessi, confermando la sua peculiare visione della realtà caratterizzata da un grande rispetto verso le cose.

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