ANNI SESSANTA E SETTANTA. IL CORPO COME LINGUAGGIO

ANNI SESSANTA E SETTANTA
IL CORPO COME LINGUAGGIO

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Anni Sessanta e Settanta: il corpo come linguaggio

A cura di Roberta Valtorta

Negli anni Sessanta-Settanta il corpo è un tema centrale nella società, nel costume, nell’arte. Sono gli anni della cultura hippie, della liberazione sessuale, del femminismo, dell’utopia che immagina una società libera nella quale pubblico e privato coincidano. E’ il tempo dei concerti di Woodstock, dell'Isola di Wight, di Monterey, del Living Theatre, del teatro di Grotowski, dell'Odin Teatret, mentre il corpo inizia anche a diventare oggetto di consumo, ed è la minigonna e il topless, e la nuova idea di corpo incarnata da modelle come Twiggy, Jane Shrimpton, Verushka. In arte, è la stagione di Fluxus, della Body Art, della performance, degli happening. Anche in fotografia le ricerche sul corpo si intensificano e la presa di coscienza sul corpo spesso coincide con la presa di coscienza sulle potenzialità del mezzo stesso, inteso in senso aperto e non convenzionale. La mostra propone le opere di 12 artisti scelte da 3 fondi fotografici: Gabriele Basilico, David Bailey, Günter Brus, Maurizio Buscarino, Eugenio Carmi, Carla Cerati, Paolo Gioli, Guido Guidi, Les Krims, Paola Mattioli, Floris Neusüss, Christian Vogt. E’ un universo ricco di linguaggi, spesso incentrati sul racconto-sequenza, sulla messa in scena di tono onirico, sulla presentazione del corpo in una dimensione teatrale, psicologica, sociale.

Museo di Fotografia Contemporanea 26 marzo – 11 settembre 2011

David Bailey (London, Gran Bretagna, 1938, è un importante fotografo di moda, notissimo come ritrattista della swinging London degli anni Sessanta. A lui si devono ritratti di celebri attori, gruppi musicali, pop star. Oltre che fotografo, opera come direttore di pubblicità televisive e documentari.

Gabriele Basilico (Milano, 1944 – 2013), architetto di formazione, è uno dei massimi fotografi italiani contemporanei e uno dei più noti a livello internazionale. Da metà anni Settanta dedica la sua instancabile metodica ricerca alla città come organismo complesso e al paesaggio postindustriale in trasformazione.

Günter Brus (Ardning-Austria, 1938), artista considerato uno dei pionieri della body art, è tra i fondatori del Wiener Aktionismus. Il suo lavoro, basato su performance forti ed estreme, spesso accompagnate dalla fotografia, tocca i temi degli istinti umani, la morte, la sessualità.

Maurizio Buscarino (Bergamo, 1944), dai primi anni Settanta si dedica a una analisi del mondo del teatro, da quello europeo a quello americano e orientale. Il suo è un imponente e intenso lavoro sulla figura umana, il ritratto, l’identità nella finzione, il rapporto con la morte.

Eugenio Carmi (Genova, 1920 – Lugano, 2016) è uno dei massimi esponenti dell’Astrattismo italiano. Si è anche occupato di grafica e immagine e comunicazione industriale, arte cinetica e audiovisiva, realizzando sporadicamente anche fotografie di tipo astratto.

Carla Cerati (Bergamo, 1926 - Milano, 2016) è scrittrice e fotografa dai primi anni Sessanta. Importante esponente della scuola italiana di reportage, dopo essersi dedicata al teatro ha fotografato con spirito critico temi fondamentali della società, della politica, del costume, della cultura.

Paolo Gioli (Sarzano-Rovigo, 1942), pittore, film-maker, fotografo tra i più originali e profondi a livello internazionale, lavora da anni sui temi del corpo, del volto, dell’identità sperimentando incessantemente i materiali della fotografia e del cinema e inventando sempre nuovi codici visivi.

Guido Guidi (Cesena, 1941), per anni impegnato presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, è un maestro della fotografia italiana di paesaggio e artista stimato a livello internazionale. Sottile indagatore dello spazio, ricercatore e docente, è attivo dalla fine degli anni Sessanta.

Les Krims (New York, 1942), fotografo e docente al Rochester Institute of Technology e al Buffalo State College, è un artista noto per gli allestimenti e le invenzioni sceniche cariche di ironia, storicamente uno dei primi esponenti della “fotografia messa in scena”.

Paola Mattioli (Milano, 1948), filosofa di formazione, si avvicina alla fotografia fin dai tempi dell’università e inizia a praticarla come assistente di Ugo Mulas. Ritrattista soprattutto ma anche fotografa sociale, si è interessata all’immagine della donna e parallelamente ai linguaggi stessi della fotografia.

Floris Neusüss (Lennep, Germania, 1937) dedica la sua intera carriera alla pratica, allo studio, all’insegnamento del fotogramma, nei risvolti tecnici ed espressivi e nei formati più vari, nei contrasti luce-ombra e movimento-staticità. Oltre che artista noto a livello internazionale, è anche un importante scrittore e docente.

Christian Vogt (Svizzera, 1946) è uno dei più importanti fotografi europei. Lavora da anni sul rapporto tra realtà visibile e immaginario, studia i codici della fotografia in funzione antidocumentaria, con curiose sequenze di immagini di tono enigmatico, anche con l’utilizzo di testi.

MUFOCO EDUCATIONAL

MUFOCO EDUCATIONAL IL CORPO COME LINGUAGGIO bailey DAVID ROYSTON BAILEY Tokyo 1975 Il taglio deciso della fotografia di David Bailey ci costringe a concentrarci sui tatuaggi come soggetto principale dell’immagine. Non siamo invitati a sapere di chi è quel corpo, non incontriamo il volto né gli occhi del soggetto ritratto per intuirne l’identità. La bellezza di questi disegni intarsiati sul corpo diventa una scrittura segreta di chi vuole esprimere qualcosa di forte, importante, una comunicazione non verbale, silenziosa e incisa sulla pelle. Per David Bailey la superficie del corpo diventa il luogo della narrazione che racconta veri e propri micromondi. Basilico GABRIELE BASILICO dalla serie "In pieno sole", 1978 La pelle del nostro corpo è sensibile alla luce e reagisce scurendosi alla sua esposizione con un processo analogo a quello della fotografia. Così, se una stoffa copre una porzione di corpo, la parte scoperta rimarrà impressionata, proprio come avviene alla carta emulsionata. Gabriele Basilico, noto fotografo di architettura e paesaggio, negli anni Settanta affronta questo insolito tema con ironia e senso del grottesco: il corpo, abbronzato e unto da creme solari, diventa oggetto plastico e foto-sensibile. Brus GÜNTER BRUS Ana, Performance, 1964 In questa serie di immagini la fotografia ha la funzione di testimoniare e documentare un atto performativo. Grazie ad essa la performance di Günter Brus si può svolgere anche a posteriori, davanti ai nostri occhi. Guardiamo il suo corpo che diventa luogo dell’azione nel mettere alla prova la propria espressività e la propria resistenza fisica e psicologica. La fotografia quasi teatrale rappresenta il gesto finale che fissa il dramma del corpo coinvolto in atteggiamenti estremi. La ricerca fotografica tra anni Sessanta e Settanta si collega strettamente alle istanze portate avanti dalle Neoavanguardie, prima fra tutte la Body Art, secondo la quale il corpo stesso diventa strumento espressivo e di misurazione esistenziale. Buscarino MAURIZIO BUSCARINO Francisco Copello, 1977 Ci troviamo di fronte a una fotografia di scena teatrale, dove il corpo è protagonista: lo sfondo nero ne esalta la plasticità e classicità, la luce ne definisce il profilo e ne enfatizza la vitalità e drammaticità. Maurizio Buscarino, uno dei massimi fotografi di teatro europei, ci racconta in questo modo la performance teatrale del famoso mimo Francisco Copello. Il corpo e il volto dell’attore esprimono tensione, eleganza, elasticità, distorsione, armonia e passione. Carmi EUGENIO CARMI Chromosynclasma, 1971 Il corpo femminile, frammentato dalla scelta dell’inquadratura, è utilizzato come tela pittorica, su cui il pittore Eugenio Carmi proietta forme colorate dai toni morbidi che, come evidenziatori, catalizzano l’attenzione su punti diversi del corpo: curve, forme e sinuosità, tutto è costruito con un elegante richiamo alle composizioni astratte che sono al centro della sua ricerca pittorica. Cerati CARLA CERATI dalla serie "Forma di donna", 1972 La ricerca di Carla Cerati parte da un’indagine sulla metamorfosi del corpo. I ritratti di nudi svelano il suo guardo di donna che osserva attentamente e per frammenti il corpo femminile studiandone e inquadrandone le forme da diversi ed estremi punti di vista. L’occhio di una donna verso un’altra donna in questo caso favorisce un racconto sensibile, rispettoso ed empatico, in contrasto con una tradizione che vede la donna come oggetto dello sguardo maschile. Si intuisce, in questa ricerca, una trasformazione dell’immagine sociale e culturale del corpo e un rinnovato accordo tra la fotografia e l’arte delle Neoavanguardie: dalla gestualità alla performance. Gioli PAOLO GIOLI Nudo telato, 1979 Il busto di nudo femminile si allunga all’indietro verso uno sfondo nero. C’è grande classicità nella posa e nel tessuto che vela e nasconde il corpo come in un affresco di età romana. Sopra l’emulsione fotografica della Polaroid viene posto un pezzo di seta che, impressionato, diventa sinopia dell’immagine come una trama leggera e trasparente. Per Paolo Gioli il corpo è terreno di un racconto di tipo esistenziale che unisce indagine erotica e psicologica, e al tempo stesso è un tema di profonda sperimentazione delle caratteristiche materiche del materiale Polaroid. Krims LESLIE KRIMS dalla serie Untitled (Fictions), 1968 - 1970 Le fotografie di Leslie Krims ci raccontano piccole messe in scena di tono onirico, che ci appaiono come flashback di un sogno/incubo, situazioni surreali che ci destabilizzano, spingendoci ad approfondire la storia nascosta nel visibile. Si tratta di piccole rappresentazioni, irriverenti e provocatorie, cariche di sorpresa e ilarità, nelle quali il corpo viene spesso messo in scacco dal fotografo stesso. La composizione è satura di oggetti, personaggi, messaggi, inquietudini, un autentico quadro nel quadro dove l’associazione di immagine/testo nell’opera sottolinea l’ironia della vicenda. Mattioli PAOLA MATTIOLI Autoritratto, 1977 La silhouette di un busto di donna sospesa nell’aria con sfondo neutro rappresenta l’esperienza dell’autoritratto per Paola Mattioli. Fotografarsi è per lei un momento di interrogazione, di ricerca della coscienza di se stessa e insieme di ‘verifica’ dell’uso dello strumento fotografico. Il ritratto di Paola Mattioli è appeso a un filo, fluttuante nello spazio con un segno grafico calato dall’alto segnato a matita sulla fotografia stessa. neussus FLORIS NEUSÜSS O.T. Fotogramm, 1962-1969 Corpi femminili, delicate silhouette danzano su carte fotografiche di grande formato, sopra cui il fotografo sperimenta la magia della fotografia realizzata senza uso di macchina fotografica. Floris Neusüss ha dedicato gran parte della sua ricerca al fotogramma, realizzandone una serie a grandezza naturale chiamata anche nudogrammi. È in immagini come queste che performance e fotografia si fondono. Vogt CHRISTIAN VOGT "You don't see it, if you don't know it." Christian Vogt sceglie una struttura del racconto-sequenza per allestire brevi e silenziose storie intorno al corpo che si svolgono in una dimensione temporale sospesa e dilatata, lontana dalla quotidianità. Una donna entra attraversando una porta nera e si avvicina, come in un fotomontaggio, o in una scena di un film, con un’inquadratura in soggettiva verso l’occhio di chi la guarda. La rappresentazione dello spazio e del tempo avviene con immagini enigmatiche e oniriche.

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