IERI OGGI MILANO

IERI OGGI MILANO

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Capolavori del Museo di Fotografia Contemporanea

Ieri Oggi Milano Capolavori del Museo di Fotografia Contemporanea

A cura di Roberta Valtorta

La mostra comprende 170 fotografie e video di 43 autori italiani e stranieri (Giampietro Agostini, Marina Ballo Charmet, Olivo Barbieri, Gianni Berengo Gardin, Gabriele Basilico, Luca Campigotto, Vincenzo Castella, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Giovanni Chiaramonte, Cesare Colombo, John Davies, Attilio Del Comune, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Peter Fischli & David Weiss, Emilio Frisia, Moreno Gentili, Paolo Gioli, Paul Graham, Guido Guidi, Giovanni Hänninen, Mimmo Jodice, Uliano Lucas, Tancredi Mangano, Paola Mattioli, Gianfranco Mazzocchi, Paolo Monti, Toni Nicolini, Enzo Nocera, Federico Patellani, Tino Petrelli, Bernard Plossu, Pietro Privitera, Francesco Radino, Achille Sacconi, Beat Streuli, Thomas Struth, Pio Tarantini, Alessandro Vicario, Massimo Vitali, Manfred Willmann, Giovanni Ziliani) tratte da 12 fondi fotografici, datate dal secondo dopoguerra agli anni Dieci del Duemila. Dedicata alle trasformazioni della città in senso urbanistico (il dopoguerra, le periferie, le fabbriche, i cantieri contemporanei di una città che si fa metropoli), socio-economico (la Milano operaia, le famiglie, i giovani, la borghesia), culturale (il mondo dell’arte, del design, dell’architettura, del cinema), la mostra è divisa in sei sezioni tematico-cronologiche. Per la varietà degli approcci (reportage classico, fotografia di architettura e paesaggio, ritratto ambientato e di studio) permette di percorrere diversi linguaggi e diverse funzioni della fotografia, dal documento alla costruzione di tipo artistico.

Spazio Oberdan, Milano 19 giugno – 30 agosto 2015

Giampietro Agostini (Borgo Valsugana-Trento, 1960), si dedica da anni alla fotografia di architettura e di paesaggio antropizzato e naturale, e al rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, sia in ricerche personali sia partecipando a progetti di committenza pubblica.

Marina Ballo Charmet (Milano, 1952), artista di formazione filosofica e psicoanalitica nota in Italia e in Europa, lavora da anni con la fotografia e il video rivolgendo una visione periferica e indiretta al paesaggio, alle cose quotidiane e ordinarie, alla figura umana.

Olivo Barbieri (Carpi-Modena, 1954) studia al DAMS di Bologna e fotografa dai primi anni Settanta. Lavora sul paesaggio urbano, l’architettura, spesso ripresi di notte e da molti anni è noto sulla scena internazionale soprattutto per le sue riprese fotografiche e video dall’elicottero di importanti metropoli del mondo.

Gabriele Basilico (Milano, 1944 – 2013), architetto di formazione, è uno dei massimi fotografi italiani contemporanei e uno dei più noti a livello internazionale. Da metà anni Settanta dedica la sua instancabile metodica ricerca alla città come organismo complesso e al paesaggio postindustriale in trasformazione.

Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure-Genova, 1930) è uno dei più noti fotoreporter europei. Maestro della narrazione del sociale, grande professionista del paesaggio e dell’architettura, ha realizzato moltissimi lavori fotografici e un numero straordinario di libri.

Luca Campigotto (Venezia, 1962) dopo la laurea in Storia si è specializzato in fotografia di paesaggio e di architettura, compiendo viaggi in Africa, Sud America, Nord America, Asia. I suoi interessi spaziano dalle più recenti architetture delle metropoli alle architetture antiche.

Vincenzo Castella (Napoli, 1952) dopo studi di Antropologia è fotografo dalla metà degli anni Settanta. Studia le strutture industriali, le metropoli, il paesaggio in trasformazione, le contaminazioni in atto nelle città e le nuove narrazioni urbane.

Mario Cattaneo (Milano, 1916 – India, 2004) è un fotografo appartenente a quella generazione che nella seconda metà del Novecento ha trovato nell’ambiente dei circoli fotoamatoriali un luogo di espressione e di dibattito sulla fotografia. Ha lavorato sul reportage sociale e di costume e sul ritratto.

Carla Cerati (Bergamo, 1926 - Milano, 2016) è scrittrice e fotografa dai primi anni Sessanta. Importante esponente della scuola italiana di reportage, dopo essersi dedicata al teatro ha fotografato con spirito critico temi fondamentali della società, della politica, del costume, della cultura.

Giovanni Chiaramonte (Varese, 1948) è uno dei più importanti esponenti della scuola italiana di paesaggio. Docente oltre che fotografo, studioso di fotografia, curatore, editore, è tra gli operatori che hanno fortemente animato la cultura fotografica italiana.

Cesare Colombo (Milano, 1935-2016) è fotografo sociale e industriale, ma anche ricercatore e studioso della fotografia italiana. Attivo dalla metà degli anni Cinquanta, con molte mostre e pubblicazioni ha dato importanti contributi alla ricerca storica e all’indagine della società italiana attraverso la fotografia.

John Davies (Sedgefield, Gran Bretagna, 1949), noto esponente del documentarismo internazionale, è uno dei più importanti fotografi europei. Dalla metà degli anni Settanta lavora sul paesaggio naturale, rurale e urbanizzato, utilizzando soprattutto il metodo della veduta.

Attilio Del Comune (Mantova, 1928 – Milano, 2000) è un noto fotografo industriale, pubblicitario e soprattutto ritrattista. Per anni ha fotografato i personaggi del mondo dell’economia, dell’arte, della cultura, della musica, sia in studio sia in azione.

Paola De Pietri (Reggio Emilia, 1960) ha studiato al DAMS di Bologna per poi dedicarsi alla fotografia. Il suo lavoro, riconosciuto a livello europeo, è dedicato al tema del mutamento e al rapporto dell’uomo con la spazio naturale e antropizzato.

Paola Di Bello (Napoli, 1961), docente e responsabile del Master in Fotografia dell’Accademia di Brera di Milano, lavora con la fotografia e il video. Nota a livello europeo, indaga i linguaggi dell’immagine meccanica, studia il paesaggio urbano, partecipa a progetti di public art.

Gilbert Fastenaekens (Brussels, Belgio, 1955), membro della Royal Academy del Belgio, si dedica alla fotografia di paesaggio e architettura. Nella seconda metà degli anni Ottanta ha preso parte alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R.

Peter Fischli & David Weiss (Zurigo, Svizzera, 1946-2012, 1952) sono fotografi, scultori, film-maker tra i più importanti sulla scena internazionale. Hanno lavorato insieme dalla fine degli anni Settanta indagando con ironia le banalità della vita quotidiana, il paesaggio, gli oggetti.

Emilio Frisia (Merate-Lecco, 1924 – Milano, 2004), dopo studi umanistici si dedica al giornalismo, alla fotografia sociale e di paesaggio, al disegno, all’insegnamento presso i corsi di fotografia della Società Umanitaria e l’Istituto Caterina da Siena di Milano e l’Istituto Statale d’Arte di Monza.

Moreno Gentili (Como, 1960), fotografo, designer, scrittore, sceneggiatore, nelle sue ricerche spazia dal paesaggio all’indagine sociale, toccando con forte approccio critico temi come l’ecologia, la tecnologia contemporanea, la storia, la difesa dell’ambiente.

Paolo Gioli (Sarzano-Rovigo, 1942), pittore, film-maker, fotografo tra i più originali e profondi a livello internazionale, lavora da anni sui temi del corpo, del volto, dell’identità sperimentando incessantemente i materiali della fotografia e del cinema e inventando sempre nuovi codici visivi.

Paul Graham (Stafford, Gran Bretagna, 1956) è uno degli innovatori della fotografia inglese contemporanea e un artista di spicco sulla scena internazionale. Lavora sul paesaggio e sugli stati esistenziali dell’uomo contemporaneo.

Guido Guidi (Cesena, 1941), per anni impegnato presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, è un maestro della fotografia italiana di paesaggio e artista stimato a livello internazionale. Sottile indagatore dello spazio, ricercatore e docente, è attivo dalla fine degli anni Sessanta.

Giovanni Hänninen (Helsinki, Finlandia, 1976), ingegnere di formazione, è docente di Fotografia per l’architettura al Politecnico di Milano e dedica le sue ricerche fotografiche, svolte per istituzioni pubbliche e private, allo sviluppo urbani dei territori contemporanei.

Mimmo Jodice (Napoli, 1934), per anni docente all’Accademia di Belle Arti di Napoli, punto di riferimento per la cultura del Sud, è un maestro della fotografia italiana riconosciuto a livello mondiale. Studia il paesaggio, l’architettura storica e contemporanea, i miti della classicità e del Mediterraneo.

Uliano Lucas (Milano, 1942) è uno dei maggiori fotogiornalisti italiani. Grande indagatore dei problemi della società contemporanea e studioso della storia del reportage, ha lavorato per i maggiori giornali e per organizzazioni di volontariato, intrecciando professione e impegno civile.

Tancredi Mangano (Lisieux, Francia, 1969), incisore, fotografo, docente, è un’artista raffinato che da sempre pone il tema della natura, vista nella sua originaria integrità ma anche confrontata con le strutture costruite dall’uomo, al centro della sua ricerca.

Paola Mattioli (Milano, 1948), filosofa di formazione, si avvicina alla fotografia fin dai tempi dell’università e inizia a praticarla come assistente di Ugo Mulas. Ritrattista soprattutto ma anche fotografa sociale, si è interessata all’immagine della donna e parallelamente ai linguaggi stessi della fotografia.

Gianfranco Mazzocchi (Redavalle-Pavia, 1935), fotografo e docente, è stato coordinatore dei corsi di fotografia della Società Umanitaria, poi Centro Riccardo Bauer, dal 1973 al 1994. Ha indagato con delicatezza il mondo della scuola e la società milanese, e momenti di vita nell’Oltrepò Pavese.

Paolo Monti (Novara, 1908 – Milano, 1982) è un grande maestro della fotografia italiana del Novecento. Docente oltre che fotografo, stimato collaboratore di storici dell’arte e architetti, ha lavorato sul paesaggio naturale, l’architettura, i centri storici delle città italiane, le opere d’arte.

Toni Nicolini (Milano, 1935-2012), fotografo sensibile e civile, è autore di reportage di taglio sociale e urbanistico su città italiane e straniere, collaboratore del Touring Club Italiano, della Fondazione Corrente, dell’Università Bocconi di Milano.

Enzo Nocera (Milano, 1944-1993), fotografo industriale, reporter e soprattutto ritrattista, ha documentato il lavoro e la società milanese tra anni Settanta e Novanta. E’ noto e amato per aver riscoperto e rilanciato il ritratto di studio impostato in modo volutamente classico.

Federico Patellani (Monza, 1911 – Milano, 1977) è uno dei maestri del fotogiornalismo italiano riconosciuto a livello europeo. Colto e raffinato narratore, ha testimoniato il paese nel dopoguerra, la ripresa economica, il costume, la vita culturale, lavorando anche nel cinema.

Tino Petrelli (Fontanafredda-Pordenone, 1922 – Piacenza, 2001) è uno dei grandi reporter italiani. Attivo dalla fine degli anni Trenta presso l’agenzia Publifoto, ha documentato importanti temi della società italiana, come la guerra, la ricostruzione, il boom economico, la questione meridionale. 

Bernard Plossu (Da Lat, Vietnam, 1945), uno dei più importanti fotografi francesi contemporanei, è un  viaggiatore e un narratore di paesaggi e storie di persone in Europa, Stati Uniti, Messico, Africa, con un linguaggio immediato e spontaneo. 

Pietro Privitera (Milano, 1953), dopo studi di Filosofia si dedica alla fotografia di teatro, alla sperimentazione Polaroid, alla fotografia di moda, affiancando alla produzione lo studio della storia e del linguaggio delle immagini.

Francesco Radino (Bagno a Ripoli-Firenze, 1947) si dedica alla fotografia dopo studi di Sociologia. Uno dei maggiori fotografi italiani contemporanei, lavora sull’industria, sulla città, sugli oggetti, sugli animali, sugli elementi della natura, cercando storie umane nel paesaggio.

Achille Sacconi (Treviso, 1927), architetto e urbanista, è stato il coordinatore del progetto Beni Architettonici e Ambientali della Provincia di Milano e del progetto Archivio dello spazio. Come fotografo ha lavorato sul paesaggio antropizzato, l’architettura, la natura.

Beat Streuli (Altdorf, Svizzera, 1957) è un artista molto noto sulla scena internazionale la cui opera si colloca tra fotografia, video, installazioni multimediali, arte pubblica. Lavora da anni sul flusso delle masse dei passanti nelle strade delle grandi metropoli del mondo.

Thomas Struth (Geldern am Niederrhein, Germania, 1954), uno dei più noti esponenti della Scuola di Düsseldorf, è un artista tra i più prestigiosi nel contesto internazionale. Lavora sul paesaggio, l’architettura, il tema del museo, la natura, il ritratto.

Pio Tarantini (Torchiarolo-Lecce, 1950) studia Scienze politiche e inizia a occuparsi di fotografia e di cinema nei primi anni Settanta. Lavora sul paesaggio contemporaneo e da molti anni sviluppa una personale ricerca sul tema della memoria e del mosso nell’immagine fotografica.

Alessandro Vicario (Modena, 1968), fotografo e giornalista, sceglie come temi per le sue ricerche fotografiche l’ambiente urbano e gli interni di case carichi di memoria, usando l’immagine come strumento per l’indagine di segni e di tracce del vissuto umano.

Massimo Vitali (Como, 1944) è uno dei fotografi più noti a livello internazionale. Fotogiornalista negli anni Settanta e operatore cinematografico e televisivo negli anni Ottanta, in seguito realizza vedute del paesaggio contemporaneo fittamente abitato da figure umane.

Manfred Willmann (Graz, Austria, 1952) è internazionalmente conosciuto sia come fotografo sia come operatore culturale. Dal 1980 è editore della prestigiosa rivista “Camera Austria”. Lavora sui linguaggi e sulle strutture narrative della fotografia.

Giovanni Ziliani (Canneto sull’Oglio-Mantova, 1943), pittore di formazione unisce la sperimentazione dei linguaggi della fotografia all’attività di docente. Studioso del tema del tempo in fotografia, ha approfondito le tecniche del fotomontaggio e del mosso.

MUFOCO EDUCATIONAL

MUFOCO EDUCATIONAL IERI OGGI MILANO Petrelli TINO PETRELLI Milano, 26 Aprile 1945
Ragazze aggregate a gruppi di partigiani in Via Brera
Spesso, nelle fotografie di reportage di Tino Petrelli convivono due racconti, l’uno legato alla vicenda storica in atto e l’altro alle persone rappresentate. È il 26 aprile del 1945, il giorno seguente la Liberazione della città dai nazifascisti e i combattenti partigiani escono in strada. In primo piano tre donne imbracciano il fucile e camminano guardando avanti. Non c’è violenza, la determinazione accompagnata da gonne, camicette, soprabiti, ci restituisce un’immagine di fierezza e orgoglio femminile. Gli uomini seguono, pochi metri dietro.
Patellani FEDERICO PATELLANI Milano, 1945 Testimone della ricostruzione nell’immediato dopoguerra, Federico Patellani ci racconta con sguardo leggero la storia di un uomo e una donna che camminano tenendosi sotto braccio in una strada della periferia di Milano, come in una scena di un film neorealista. In un ritorno alla normalità vengono verso di noi che li guardiamo, lasciandosi indietro le ombre congiunte che ci portano ad un uomo solo, vicino al muro, che procede nella direzione opposta. I due sono immersi in una conversazione, forse semplicemente innamorati, come in un’altra epoca. Monti PAOLO MONTI Muro a Milano, 1954 Negli anni ’50 Milano è ancora una città che porta dentro di sé i segni della guerra conclusasi da poco. Paolo Monti, con occhio instancabile verso l’osservazione della materia, sceglie un’inquadratura chiusa, restituendoci un’immagine bidimensionale, che lascia poco spazio alla comprensione del contesto circostante. Ciò che vediamo sono un muro e una porta rovinati e scrostati, macerie simbolo delle ferite della città come pelle di un corpo violato. L’occhio non può che scrutare senza sosta ogni dettaglio per decifrare l’indecifrabile. Berengo GIANNI BERENGO GARDIN Casa di ringhiera, anni 70 Queste immagini di Gianni Berengo Gardin rivelano la sua grande abilità a comunicare da vicino la vita quotidiana. In questo caso, sentiamo di essere presenti quando racconta le case di ringhiera, di una vita condivisa, che passa sui balconi e comunica tra i piani. La ricchezza della semplicità è dentro e fuori dalle case, tra uomini e donne di ogni età, si riversa sui ballatoi dove gli stracci stesi della vita quotidiana si mischiano all’arte, nei quadri appoggiati sul davanzale e nelle canzoni improvvisate, come su un palco. I piani visibili sono soltanto due, ma infiniti sono quelli immaginabili, che proseguono sopra e sotto creando giochi di relazione poco prevedibili. Cattaneo MARIO CATTANEO Luna Park, 1955-1965 Gli anni ’60 sono in Italia gli anni di una ritrovata serenità dei quali Mario Cattaneo si fa narratore poetico e genuino. Questa immagine scattata al Luna Park è piena di linee, disegni, scritte, materiali e forme che si intersecano in un complicato gioco grafico, nel quale l’occhio si muove vorticosamente fino a trovare riposo nello sguardo del ragazzo in piedi al centro della scena che non si sta rivolgendo alla ragazza seduta, ma ad una terza figura, donna anch’essa, della quale intravediamo solo i piedi sul margine sinistro. Così usciamo dall’inquadratura e lasciamo spazio all’immaginazione. Lucas ULIANO LUCAS Piazza Duca D’Aosta, Milano 1968 Nell’opera di Uliano Lucas il reportage si mescola con l’impegno sociale. Il punto di vista così ribassato ci restituisce un’immagine potente, icona dell’immigrazione dal Sud dell’Italia a Milano. Il senso simbolico profondo di questa fotografia è generato dalla relazione tra il soggetto in primo piano, fermo e spaesato, che regge una valigia e una scatola di cartone tenute insieme dallo spago, e il massiccio grattacielo Pirelli che lo sovrasta, come un grande peso che incombe sulle sue spalle. Una metafora di lavoro e potere, nella quale l’uomo è l’ingranaggio che permette alla grande macchina di muoversi? Nocera ENZO NOCERA Pirelli, stabilimento Bicocca
Laboratorio prove cavi, 1976
Famoso ritrattista, Enzo Nocera entra negli stabilimenti della Pirelli per fotografare gli operai nel loro luogo di lavoro. Queste immagini ci raccontano l’importanza di essere un gruppo, di condividere giorno dopo giorno la fatica del quotidiano, la fierezza di essere parte di una fabbrica. Uno scatto programmato, posato, che per qualche momento interrompe la produzione, congela il fitto lavorio e i rumori della fabbrica, per concedere anche agli uomini e alle donne che a volte sono solo un numero, un po’ di vanità.
Colombo CESARE COLOMBO Assemblea degli studenti del Politecnico
Milano, 1968
Basta uno sguardo per ritrovarsi in piedi davanti all’università, partecipi dell’assemblea studentesca che scalda gli animi politici dei giovani sessantottini. Una fotografia di reportage funziona proprio se ci rende protagonisti e non spettatori. E in questo Cesare Colombo è maestro: lui è parte di un avvenimento e noi con lui, con gli stessi elementi di disturbo, la fatica di vedere chi sta parlando, le mani di sconosciuti che si alzano davanti. Non importa se l’inquadratura non è curata, l’orizzonte storto, se non rispetta alcuna regola di armoniosa composizione, ciò che importa è esserci.
basilico GABRIELE BASILICO Milano. Ritratti di fabbrica, 1978-1980 Lo sguardo si fa lento, riflessivo, puro e geometrico nello stile inconfondibile di Gabriele Basilico. La fabbrica si dematerializza per trasformarsi in un disegno di linee e forme, contrasti di bianco e nero. Eppure qualcosa, sempre, dà tridimensionalità e concretezza all’immagine: in questo caso una grande ombra che oscura tutta la strada e il marciapiede davanti all’edificio bianco. È il volume della città dietro di noi, la stessa città di cui la fabbrica, nella periferia, delimita i confini mentre l’ombra di un lampione, sulla destra dell’immagine, rompe il ritmo lineare delle finestre. Nocera ENZO NOCERA Lanfranco Colombo, "Gente di Brera", 1981 Milano è fatta di persone, lavoratori che operano nella città o intellettuali e artisti che portano avanti idee e pensieri nel sostrato della scena culturale urbana. I ritratti in studio di Enzo Nocera ci riportano ad una visione classica, mettono al centro l’uomo e la sua personalità, spesso legata alla professione. Ritratti in posa con le luci ben curate e uno sfondo neutro ma caratteristico, dipinto a grezze pennellate: i volti della Gente di Brera sono le testimonianze dell’identità storica del quartiere che proprio in quegli anni si sta trasformando, per diventare così come lo conosciamo ora. Ziliani GIOVANNI ZILIANI Pensieri di figure, 1984 Le scale della metropolitana sono il luogo di transito per eccellenza: le persone si muovono veloci, passano, nessuno lì si ferma, perché il luogo è funzionale solo a raggiungere un altro luogo. Giovanni Ziliani, pittore di formazione, sperimenta nelle sue fotografie un tempo di posa di qualche decimo di secondo, lungo per gli standard della fotografia, che ci impedisce di riconoscere i volti di quelle persone, facendole apparire, a causa del mosso, più come dei fantasmi che come uomini e donne. È così che l’individuo scompare, si fonde nella massa diventando parte di un flusso ininterrotto di persone anonime. Mangano TANCREDI MANGANO "In urbe", 2001 Camminando per le strade della città è raro che l’occhio si posi sulle piantine che crescono tra il cemento. Eppure Tancredi Mangano, in questa serie, restituisce loro la dignità persa e ci permette di osservarle, facendoci così scoprire con stupore una natura minore di varietà incredibile. Il verde salta all’occhio, staccandosi dal grigio dello sfondo, dove muri e strade sono vinte, seppur in un piccolissimo spazio, dalla natura che irrompe. I titoli delle immagini, con i nomi latini come in un erbario, ci riportano alla botanica e ad un più alto studio scientifico delle varietà vegetali. Castella VINCENZO CASTELLA "Milano 1998" In questa immagine di Vincenzo Castella la città diventa una sedimentazione di strati verticali, i palazzi hanno tra loro distanze e relazioni strutturali che costituiscono la rappresentazione stessa del luogo. L’inquadratura non lascia spazio al paesaggio urbano, chiudendosi sulla piccola porzione di spazio visibile dalla finestra di una casa. Lo sguardo incontra subito altri edifici, la griglia fuori fuoco in primo piano e l’uniformità dei cromatismi ci fanno sentire bloccati in una città che ci trattiene a sé. FW FISCHLI & WEISS "Untitled (Milano Duomo)", 1992-2000 Milano vista dal Duomo, anziché il Duomo visto da Milano: è così che la coppia di artisti svizzeri Peter Fischli e David Weiss ha deciso di raccontare la città. Le alte guglie, indizi preziosi per determinare il luogo da cui la fotografia è stata scattata, svettano in primo piano nell’immagine così come gli edifici emergono dalla città, in un richiamo di elementi verticali. Il cielo rossastro del tramonto si fonde con la foschia e ci parla di una Milano messa a nudo, colta quasi di sorpresa, senza essersi potuta prima sistemare per l’occasione. Struth THOMAS STRUTH "Mailand 1998" La monumentale solennità del Duomo, simbolo e cuore di Milano, si presenta in pieno davanti ai nostri occhi in questa fotografia di grande formato (135x160 cm). Thomas Struth, fotografo rigoroso di grandi opere architettoniche, adotta un punto di vista frontale, rialzato da terra ed esclude dall’inquadratura decori e guglie superiori dell’edificio. L’immagine che ne risulta è densa, quasi da schiacciare le piccole e colorate persone che, come a sdrammatizzare la sua imponenza, compaiono nella fascia inferiore. Barbieri OLIVO BARBIERI "site specific_milano 09", 2009 È con una veduta aerea, caratteristica di molte sue opere, che Olivo Barbieri ci mostra il nuovo palazzo sede di Regione Lombardia. Da questo punto di vista inusuale l’immagine ci rivela una forma primordiale non visibile dalla città e da nessun altro luogo di essa. Il grande formato e il bianco e nero (atipico per una fotografia così contemporanea nel soggetto e nel linguaggio) ci invitano a scrutare ogni dettaglio, facendoci scoprire una moltitudine di particolari, nel lavorio per la grande opera ancora in costruzione. Hanninen GIOVANNI HÄNNINEN 29 backstage, Teatro alla Scala, Milano
from "La Scala, backstage", 2014-2015
Giovanni Hänninen ci porta alla scoperta del Teatro alla Scala attraverso un polittico di immagini. La Scala, simbolo della cultura milanese, si mostra nella sua raffinatezza. La staticità della scena, resa tale dall’assenza di attori sul palco e spettatori seduti, è rotta soltanto dalle quinte in movimento. Vera protagonista della fotografia è l’eleganza dello spazio, le raffinate decorazioni in oro e avorio, il velluto cremisi del sipario e il damasco rosso di seta dei palchi.
basilico GABRIELE BASILICO Milano, 2008 Gabriele Basilico ci mostra la città a colori come un corpo vivo: il tessuto urbano è la pelle, le strade sono solchi che disegnano vie sinuose, dove le macchine o i mezzi di cantiere si muovono come il sangue scorre nelle vene. Il vecchio deve far spazio al nuovo in una fase di transizione inevitabile. Appena sotto i cartelloni pubblicitari, sui pannelli che delimitano le zone di cantiere, si intravede la scritta Milano si mostra, che ci guida alla scoperta di altre immagini realizzate nei mesi precedenti dallo stesso Gabriele Basilico con il suo classico linguaggio. campigotto LUCA CAMPIGOTTO Milano, 2014 Dopo anni di rivolgimenti, scavi, cantieri, modifiche della viabilità e betoniere all’opera, tutto sembra pronto: la città è compiuta. Luca Campigotto, fotografo di paesaggio e di architettura, è pronto a cogliere in uno scatto la nuova identità di Milano. Il sole scende, si accendono le luci e lo spettacolo va in scena, come un presepe laico contemporaneo che incanta chi lo contempla.

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