La campagna di committenza pubblica ABITARE, promossa dalla Direzione Generale Arti e Architettura contemporanee e Periferie urbane del MiBACT, Triennale di Milano e Museo di Fotografia Contemporanea e con la partecipazione di Geico, si è proposta di riportare lo sguardo degli artisti sull’Italia, mettendo in relazione le trasformazioni della fotografia con i profondi cambiamenti che investono la società e il territorio.
Agli artisti è stata offerta l’opportunità di captare, interpretare e visualizzare nuove modalità di abitare gli spazi – da quello domestico a quello urbano – e di esplorare la relazione tra pubblico e privato, reale e virtuale, individuale e collettivo.
I fotografi, selezionati attraverso una Call for projects, hanno ricevuto l’incarico per la realizzazione di opere inedite che sono conservate nelle collezioni del Museo. Si tratta di sette progetti presentati da nove fotografi:Dario Bosio, Saverio Cantoni e Viola Castellano, Francesca Cirilli, Gloria Guglielmo e Marco Passaro, Rachele Maistrello, Tommaso Mori, Flavio Moriniello.
I lavori conclusi sono stati esposti alla Triennale di Milano da giugno a settembre 2018 nella mostra collettiva ABITANTI. Sette sguardi sull’Italia di oggi, al termine della quale le opere sono entrate a far parte delle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea.
I PROGETTI
Dario Bosio (Genova, 1988)
CO:ABITARE
In direzione opposta al crescente isolamento dell’individuo causato o reso possibile dagli sviluppi della tecnologia e da relazioni sempre più virtuali, nuove forme di abitare sperimentano modalità di convivenza e avviano una riflessione che appare oggi centrale nelle discipline dell’architettura e, su scala più ampia, dell’urbanistica, della sociologia e dell’antropologia.
Nella sua ricerca, Dario Bosio osserva da vicino alcune realtà di coabitazione collettiva e collaborativa attualmente presenti nel Nord-Ovest italiano, indaga con sguardo antropologico situazioni che coniugano dimensione individuale e collettiva dell’abitare, entra in contatto con gli abitanti per comprendere le motivazioni, i benefici e gli ostacoli che caratterizzano queste esperienze. La varietà visuale riflette la diversità delle esperienze esplorate, ognuna caratterizzata da spinte associative e motivazioni individuali estremamente diverse le une dalle altre – religiose, economiche, politiche, spirituali, sanitarie – e da ambientazioni spesso contrastanti, che vanno da aree concentrate e densamente urbanizzate a porzioni di paesaggio con caratteristiche rurali o addirittura parzialmente selvatiche.
Cercando di evitare una rappresentazione didascalica e forzata della vita collettiva, le immagini si focalizzano sui dettagli e sulle atmosfere che definiscono le diverse realtà coabitative e sugli individui che hanno compiuto la scelta di condividere con altri, spesso non senza contraddizioni, parte della propria quotidianità.
Saverio Cantoni (Montecchio Emilia, 1985) e Viola Castellano (Cattolica, 1984)
ASSEMBLAGE ITALIA!
Abitare è oggi un assemblage di comportamenti, relazioni e gesti volti al mantenimento di una comfort zone sempre più immateriale, che tecnologie in costante aggiornamento trasformano in un complesso mosaico antropologico. Attraverso quali gesti le persone ricompongono la domesticità in relazione o in opposizione alle manifestazioni di nomadismo abitativo? Dove abita il cyborg? Come cambia il nostro corpo con l’uso di strumenti tecnologici?
Assemblage Italia! è il primo episodio di un laboratorio permanente che si propone di esplorare il tema dell’abitare come assemblaggio di pratiche reali e virtuali, all’intersezione tra ricerca artistica e indagine antropologica. Obiettivo del progetto è costruire uno storytelling non lineare che attraversi ambiti diversi, cogliendo come si stanno modificando i confini fra materiale e immateriale, pubblico e privato, esposti alla progressiva digitalizzazione della quotidianità.
La ricerca di Saverio Cantoni e Viola Castellano documenta con materiali visivi e testuali la “scheggiatura”, splintering, delle soggettività politiche e delle infrastrutture sociali che abitano lo spazio urbano. Si è svolta principalmente a Milano, dialogando con istituzioni, figure professionali, collettivi di mediattivisti e ricercatori, per costruire una costellazione eterarchica di possibili finestre etnografiche sul cyborg. Il suo territorio – il network – ribalta costantemente il rapporto fra soggetto e oggetto, e scorre come un flusso proteiforme, senza soluzione di continuità.
Francesca Cirilli (Viareggio, 1982)
CHECK-IN’
Come accade con altre espressioni della sharing economy, la condivisione dell’abitazione tra privati ha rapidamente raggiunto una diffusione e una capillarità tali da incidere sull’organizzazione delle comunità, innescando in un numero sempre maggiore di città e di Stati un acceso dibattito politico ed economico sulle modalità di gestione e limitazione. Se dal lato politico è evidente l’intenzione di recuperare a favore della collettività una parte degli enormi profitti, cosa comporta a livello personale questa nuova modalità di utilizzo degli alloggi? Dove finisce l’attitudine allo sharing e dove inizia l’interesse nell’economy? Dove si colloca il confine ambiguo tra privato e pubblico, tra intimità e convivenza?
Francesca Cirilli compie un viaggio paradossale all’interno della propria città, Torino, soggiornando per una sola notte in stanza scelte, prenotate e pagate attraverso la piattaforma digitale Airbnb, dispositivo tecnologico-economico capace di aprirle universi privati. Il lavoro si articola in nuclei/casa, narrazioni visive minime tra esperienza individuale e voyeurismo, analisi antropologica e suggestioni possibili, simbologie e ricordi. Ne risulta un tentativo di decifrare le tracce dell’abitare attraverso una raccolta di segni, simboli, segnali di un linguaggio oggettuale e percettivo dell’abitare, come fossero indizi, seppur dal significato non precostituito, allusivo e instabile.
Gloria Guglielmo (Messina, 1988) e Marco Passaro (Messina, 1987)
MUSH/ROOMS
In via Tiburtina, a Roma, sorge il complesso dell’ex fabbrica di Penicillina Leo, inaugurato nel 1950 alla presenza di Sir Alexander Fleming, scopritore del rivoluzionario antibiotico. Gioiello dell’industria italiana, lo stabilimento entra presto in crisi, viene venduto nel 1971 e cessa completamente la produzione nei primi anni 2000. L’imponente gruppo di edifici appare oggi come una carcassa di cemento armato, costeggiato da un’arteria a grande scorrimento, nell’estrema periferia della città. Gli ambienti sono occupati da cumuli di rifiuti, amianto in frantumi e residui chimici mai rimossi.
Varcata l’entrata si scopre una realtà altra, popolata e piena di vita. Insieme alla vegetazione, negli spazi sventrati della fabbrica germinano spontaneamente ambienti autocostruiti, in continuo mutamento. Le persone che li abitano – oltre 600 in questo momento [2018 n.d.r.] – sono invisibili, come gli scarti farmacologici, rimosse dall’immaginario comune e dalla vita civile che transita intorno.
Per capire cosa significhi vivere nel grande ghetto Gloria Guglielmo e Marco Passaro hanno frequentato a lungo lo spazio e le persone, passando il tempo nelle case, nei piccoli bar e negozi spontanei, insieme a chi li abita. Nell’evidente impossibilità di abbracciare la complessità del luogo e di esprimere su di esso alcun giudizio univoco, la loro ricerca presenta immagini, suoni e reperti che si mantengono su registri diversi e costituiscono le tracce di un’esperienza in cui attivismo e produzione artistica sono profondamente intrecciati.
Rachele Maistrello (Vittorio Veneto, 1986)
PENNABILLI
Il mondo virtuale invade quotidianamente la nostra sfera visiva e interiore attraverso le emoticon delle chat che usiamo, le estetiche fantasy delle serie TV, gli scenari post-apocalittici dei videogames e le interfacce digitali che si mescolano continuamente al nostro spazio fisico. Computer e smartphone diventano un’estensione del privato, del mentale, del potenziale, generando una collisione tra reale e virtuale che risulta ancora più forte e apparentemente divergente nei contesti rurali.
Il progetto è realizzato a Pennabilli, paese di circa 2000 abitanti della Valmarecchia, nell’Appennino tosco-romagnolo, caratterizzato come la maggior parte delle aree interne italiane dal contrasto tra potenzialità paesaggistico/culturali e progressivo calo e invecchiamento della popolazione per carenza di opportunità, servizi, tutela del territorio. Costruendo le sue immagini insieme agli abitanti, Rachele Maistrello intende dare vita a un nuovo atlante del presente, in cui mondo digitale e rurale dialogano in una dimensione fantasiosa e utopica, ma allo stesso tempo profondamente radicata nel reale.
“La separazione tra fantasia e realtà – sostiene Gianni Celati a proposito del fantasy nel mondo anglosassone – è ricondotta a quella tra mondo soggettivo e mondo oggettivo; e questa separazione sottolinea che le fantasie ‘non sono vere’ perché esulano dalle ‘verità scientifiche’. Bisogna ripartire da qui, mettendo in dubbio che esista questa separazione netta tra il mondo immaginato o fantasticato e quello che viene dato ufficialmente come mondo reale quotidiano”
Tommaso Mori (Modena, 1988)
R-NORD
R-Nord è un complesso brutalista di edilizia pubblica costruito a Modena nel 1970 e quasi immediatamente connotato come luogo simbolo di degrado, con l’appellativo di “Hotel Eroina”. A partire dal 2008, nell’ambito di un Contratto di quartiere, viene avviato un lungo e complesso percorso di riqualificazione sociale e strutturale che riguarda tanto l’interno dell’edificio – le aree comuni e gli appartamenti – quanto le aree commerciali, destinate a ospitare una nuova comunità, più abbiente e non residente.
Tommaso Mori si inserisce in questa realtà in trasformazione con un progetto di arte pubblica capace di creare uno spazio momentaneo di interazione tra le comunità, una performance di ritratto collettivo che avviene sabato 26 maggio 2018, nell’ambito di una festa organizzata insieme alla maggior parte dei gruppi e associazioni del quartiere. La performance coinvolge oltre 200 persone di ogni età, gruppo, provenienza, che ricevono il proprio ritratto su foglio trasparente e successivamente lo sovrappongono a planimetrie o documenti di cronaca riguardanti R-Nord, agendo così sulla rappresentazione di sé ed esplicitando una posizione politica. Il risultato è stampato a contatto dai partecipanti stessi in cianotipia (blueprint), una delle più antiche tecniche fotografiche, storicamente usata in architettura e urbanistica per la riproduzione di disegni tecnici e planimetrie. Di ogni immagine vengono creati solo due esemplari: uno viene lasciato in dono alla persona ritratta e uno contribuisce a creare l’installazione in mostra.
Flavio Moriniello (Milano, 1986)
DA G. DEBORD
Tra gli strumenti e i dispositivi di massa continuamente messi a disposizione della società contemporanea dallo sviluppo tecnologico e dall’onnipresenza del web, la fotografia sembra ormai porsi come attività umana quotidiana e imprescindibile, alla stregua di quelle vitali.
La ricerca di Flavio Moriniello, in analogia con l’etologia che effettua uno studio comportamentale in maniera induttiva e comparativa, intende restituire la complessità dell’abitare attraverso il prelievo di immagini da Instagram, inteso come un archivio smisurato e sempre aggiornato di immagini dove studiare l’ambiente e il comportamento dell’uomo del XXI secolo.
Grazie allo sviluppo di un’apposita applicazione – Sociorama – vengono prelevate in un unico giorno 10.000 immagini per ognuno degli hashtag #casa, #cucina, #bagno, #letto, termini caratterizzati da una connessione semantica non univoca all’abitare. Nell’impossibilità per la mente e per l’occhio umano di gestire una tale massa di dati, le immagini sono processate e organizzate con strategie e strumenti propri della società digitale, per costituire i due poli dell’installazione: in forma testuale – e successivamente audio – tramite l’algoritmo Google Vision API, che elenca i singoli elementi presenti in ogni immagine, e in forma visiva, grazie a un algoritmo di riduzione e visualizzazione di big data (t-SNE, strumento di machine learning in molti ambiti di ricerca), che restituisce un grafico di dispersione contenente aggregati di contenuto affine.
LA MOSTRA
ABITANTI. Sette sguardi sull’Italia di oggi
09 giugno – 09 settembre 2018
Triennale di Milano
A cura di Matteo Balduzzi
Progetti di Dario Bosio, Saverio Cantoni e Viola Castellano, Francesca Cirilli, Gloria Guglielmo e Marco Passaro, Rachele Maistrello, Tommaso Mori, Flavio Moriniello
Progetto grafico e di allestimento a cura di StudioFolder
Sette progetti inediti affrontano alcune delle tematiche più attuali legate alle modalità di abitare i luoghi, su tutto il territorio italiano, alla luce delle trasformazioni sociali ed economiche in corso. Con strategie visive che vanno dalla fotografia documentaria all’immagine di fiction, dall’arte pubblica all’applicazione di tecnologie informatiche, gli autori vivono e indagano realtà quali la condivisione abitativa per ragioni di reddito o di mutua assistenza, la sopravvivenza dei borghi rurali, l’occupazione e autogestione degli immobili, le interazioni tra tecnologia, immagine, corpo, luoghi fisici e spazi virtuali.
Il progetto espositivo intende fornire un contributo all’attuale riflessione sullo statuto della committenza pubblica, proponendo una radicale modifica tanto nelle procedure di accesso, improntate alla massima apertura e al dialogo, quanto nell’estensione a nuovi linguaggi e pratiche, ormai consolidate tra le nuove generazioni, mantenendo inalterate la profondità di analisi del reale unita alla forte tensione civile.
ASK THE CURATOR con aperitivo
Visita alla mostra con la speciale guida del curatore Matteo Balduzzi e aperitivo presso il Caffè della Triennale.
Mercoledì 04 e 18 luglio, ore 18
Biglietto, visita e aperitivo, euro 11,00
Gli appuntamenti sono su prenotazione, previo raggiungimento numero minimo: visiteguidate@triennale.org
FINISSAGE. Incontro con gli artisti
Con Silvia Mugnano, docente in sociologia urbana, e Matteo Balduzzi, curatore della mostra
Giovedì 6 settembre 2018, ore 17.30
Ingresso libero alla mostra dalle 17 alle 20.30
LA CALL
Gli artisti sono stati individuati attraverso selezione pubblica – una Call for projects – con il duplice obiettivo di dare spazio a figure non consuete nel panorama artistico e di ampliare le modalità di ricerca visiva, accogliendo linguaggi e pratiche, ormai consolidate tra le nuove generazioni, che vanno dalla fotografia documentaria all’immagine allestita, dall’applicazione di algoritmi all’arte pubblica.
La Call for projects ABITARE, lanciata tra ottobre e dicembre 2017, ha raccolto 305 progetti di ricerca, presentati da oltre 360 artisti, caratterizzati da grande consapevolezza e da una notevole qualità progettuale. Il successo del bando è testimonianza del lavoro svolto nel corso degli ultimi anni nell’ambito della fotografia – istituzioni, scuole e istituti di formazione, festival, gallerie, spazi indipendenti – su tutto il territorio nazionale e costituisce un’ulteriore conferma della crescente domanda di opportunità, sostegno e spazi di confronto da parte dei giovani fotografi.
I sette progetti vincitori sono stati selezionati da un comitato scientifico composto da:
Fabio De Chirico, Direzione Generale Arti e Architettura contemporanee e Periferie urbane del MiBACT
Giovanna Calvenzi, Presidente del Museo di Fotografia Contemporanea
Matteo Balduzzi, curatore del Museo di Fotografia Contemporanea e del progetto
Stefano Mirti, fondatore di IdLab, progettista e curatore della mostra 999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo
Luigi Spedicato, sociologo all’Università del Salento
Milena Farina, ricercatrice in progettazione architettonica e urbana all’Università degli Studi Roma Tre
Continua a leggere i progetti selezionati e le motivazioni della giuria sul sito dedicato alla Call
abitare.mufoco.org
WORK IN PROGRESS
Tra gennaio e giugno 2018 gli artisti selezionati attraverso la call hanno lavorato alle rispettive ricerche. Coerentemente con l’impostazione dell’intero progetto, anche il processo creativo che ha portato alla produzione delle opere per la mostra è stato caratterizzato da un dialogo continuo con il pubblico
La committenza ABITARE è stata ospite all’interno della mostra 999 domande sull’abitare contemporanea, mettendo a disposizione del pubblico i materiali relativi al lavoro di ricerca degli artisti e gli aggiornamenti sullo sviluppo dei sette progetti selezionati. Lo stand è sempre stato presidiato da collaboratori del Museo e in diverse occasioni anche dagli stessi artisti, per rispondere alle domande del pubblico e accogliere suggerimenti man mano che i progetti prendevano forma.
In collaborazione con Triennale di Milano e con BASE sono infine stati realizzati alcuni incontri pubblici di metà percorso, in cui gli artisti si sono potuti confrontare direttamente con il pubblico e con alcuni curatori, come momento di verifica del proprio lavoro e al contempo come prima occasione di comunicazione del progetto nel suo complesso.
999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo
12 gennaio – 2 aprile 2018
Triennale di Milano
a cura di Stefano Mirti
La mostra di 999 domande ha rappresentato una grande indagine sul concetto di casa, di abitare, di senso di dimora, a cavallo tra il mondo fisico e quello digitale. L’esposizione è stata sviluppata grazie a una rete di oltre cinquanta co-curatori provenienti da vari ambiti, con competenze e passioni oltremodo diversificate. Un vero e proprio racconto dove ognuno dei soggetti coinvolti ha presentato la propria declinazione dell’idea dell’abitare.
TALK / ABITARE
#01 abitare insieme: condividere occupare vivere sopravvivere
Con Dario Bosio (CO:ABITARE); Francesca Cirilli (CHECK-IN’ YOUR HOME); Tommaso Mori (R-NORD); Marco Passaro e Gloria Guglielmo (MUSH/ROOMS)
Sabato 10 marzo, ore 16, c/o La Triennale
Domenica 11 marzo, ore 11, c/o BASE Milano
Invito
#02 abitare reale abitare virtuale
Con Saverio Cantoni e Viola Castellano (ASSEMBLAGE ITALIA!) , Rachele Maistrello (PENNABILLI) e Flavio Moriniello (#ABIT@ – HABITAT)
Sabato 17 marzo, ore 16, c/o BASE Milano – CASABASE
Invito
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