Il cortile di Villa Ghirlanda ospita una novitร a firma del Museo di Fotografia Contemporanea e del suo pubblico. Dal novembre 2017, davanti alla magnolia monumentale, viene esposta a rotazione la riproduzione a scala gigante di una fotografia scelta dai cittadini tra le opere conservate nellโarchivio del Museo.
I cittadini partecipano a momenti di incontro, scoperta e formazione sulle collezioni. Successivamente sono invitati, in veste di curatori, a selezionare unโimmagine in cui si identificano o che suscita in loro unโemozione particolare. Queste fotografie, stampate in grande formato, vengono esposte ogni quindici giorni accompagnate da un racconto personale. Contemporaneamente, allโinterno del Museo, รจ possibile ammirare nei giorni di apertura al pubblico la fotografia originale corredata di didascalia tecnico-scientifica.
ME MUSEO si inserisce allโinterno del progetto annuale โNon cosรฌ lontanoโ, cofinanziato da Fondazione Cariplo nellโambito del bando โProtagonismo culturale dei cittadiniโ, che vede partecipare accanto al Museo il Teatro degli Arcimboldi e lo Spazio MIL. Insieme ad altre azioni parallele, con Me Museo il MUFOCO intende coinvolgere attivamente i cittadini in quanto proprietari del patrimonio pubblico del Museo, per darne una rilettura nuova e inconsueta.
Il Museo apre le porte al pubblico ogni primo sabato del mese, con un approfondimento sui diversi generi fotografici.
Per partecipare agli incontri contattaci: servizioeducativo@mufoco.org o 02.66056631 – 02.6605661.
Per iniziare a prendere confidenza con le collezioni fotografiche รจ possibile consultare online il motore di ricercaย
Il ciclo di incontri si รจ concluso a maggio 2018.
LE FOTOGRAFIE SCELTE DA VOI
ยฉ Mario Cresci
Stigliano, Potenza, 1983
stampa cromogenica 2004
Fondo Viaggio in Italia
La prima volta che ho visto questa fotografia non riuscivo a smettere di guardarla, ma non capivo perchรฉ. Ancora oggi ogni tanto ci ritorno… Nonostante il cielo grigio, la casa bianca mi trasmette un senso di pace. Mi ricorda quelle casette che si incontrano durante i cammini in montagna, isolate dal mondo, ma in cui in qualche modo si percepisce una presenza umana. Ripensandoci ora, credo che per me questa fotografia rappresenti lโidea di casa. Una forma dai contorni definiti, dove tutto trova il suo posto – un luogo indisturbato, ovunque esso sia.
Rica Cerbarano
“Sonoย nataย a Torino nel 1992 eย mi sono trasferita a Milano un anno fa in cerca di ispirazione e belle esperienze. Mi occupo di allestimenti per mostre e nella mia borsa non mancano mai due cose: burrocacao per le labbra e metro, “perchรฉ non si sa mai”.ย Mi piace frequentare il Museo perchรฉ quando ci vengo improvvisamente la fotografia mi sembra una cosa semplice. ร bello trovarsi a guardare immagini, parlare di fotografia, condividere esperienze con persone diverse… Ogni volta รจ un arricchimento”
Descrizione dell’opera
Mario Cresci (Chiavari, 1942) รจ un artista poliedrico che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, spazia dal disegno alla fotografia, dalla comunicazione visiva allโinstallazione. Nel 1974 si trasferisce a Matera e proprio in Basilicata conduce unโintensa ricerca etno-antropologica di riscoperta del territorio e della cultura materiale del Sud Italia.
La fotografia esposta ritrae unโabitazione con un muro bianco, cieco, nessuna apertura e un camino sul tetto. Il cielo scuro dello sfondo accentua la sagoma elementare e ne esalta la bidimensionalitร , trasformandola nella rappresentazione stessa di una casa, fuori dallo spazio e dal tempo.
Lโimmagine appartiene al Fondo โViaggio in Italiaโ, progetto promosso nel 1984 da Luigi Ghirri: un libro e una mostra composta da 300 fotografie di 20 autori italiani e stranieri che darร il via alla grande โScuola di paesaggio italianaโ. Le immagini di โViaggio in Italiaโ non raccontano piรน lo stereotipo del Bel Paese ma propongono immagini quotidiane, reali, lontano dai sensazionalismi dei luoghi simbolici e fuori dai canoni consolidati di rappresentazione del paesaggio.
ยฉ Mimmo Jodice
Taglio, 1977
stampa alla gelatina bromuro dโargento
Fondo Lanfranco Colombo
La mano curiosa di scoprire cosa si cela sotto il foglio bianco si affida al taglierino. Lui, sicuro di sรฉ, incide. I due lembi di carta litigano e si separano. Il pollice e lโindice alzano un lembo. Sotto cโรจ un tavolo di noce, una tovaglia colorata ma ormai rigata, ci sono le briciole accumulatesi, cโรจ quella bruciatura di sigaretta lรฌ da ferragosto. Spesso anche le mie mani si affidano al taglierino prima di comporre un collage, di trovare una nuova collocazione alle immagini o a parte di esse. Il taglierino ha permesso a una donna che ha sempre vissuto in una pagina patinata di potersi sedere su una comoda sedia Ikea tagliata poco prima.
Sara Clemente
“Sono da poco uscita dai teen, ho una grande passione che รจ quella di comporre collage, per questo spesso il pavimento di camera mia si ricopre di carta e le mie mani di colla. Quando aprรฌ il Museo di Fotografia ero alle elementari e la scuola ci portรฒ lรฌ a fare un’attivitร . Noi eravamo bambini dagli occhi grandi e curiosi e lรฌ era pieno di cose che ce li facevano spalancare ancora di piรน. Ho riscoperto il Museo due anni fa ed รจ rimasto il luogo dove mi rigenero, pieno di risorse, ricco di energie e stimoli e con un archivio che รจ proprio un posto magico”
Descrizione dell’opera
Mimmo Jodice (Napoli, 1934) รจ uno dei piรน importanti fotografi italiani.
Attento alle sperimentazioni e alle possibilitร espressive del linguaggio fotografico, fin dagli anni Sessanta studia il paesaggio, lโarchitettura storica e contemporanea, i miti della classicitร e del Mediterraneo.
Lโopera esposta รจ parte di un trittico dedicato alla ricerca sul linguaggio visivo, in chiave concettuale e sperimentale. Nella fotografia si nota da principio una mano che incide la carta con un taglierino, ma solo a una visione piรน attenta ci si accorge che il taglio รจ realizzato veramente, direttamente sulla stampa.
Jodice sovrappone un elemento reale come il taglio alla rappresentazione stessa della realtร , ossia lโimmagine, scardinando lโidea di fotografia come documentazione oggettiva.
Lโopera appartiene al Fondo โLanfranco Colomboโ unโeterogenea raccolta di fotografie, documenti e libri che nel loro insieme rispecchiano la trentennale attivitร internazionale della Galleria Il Diaframma punto di riferimento della scena culturale fotografica milanese dal secondo dopoguerra, diretta da Lanfranco Colombo, organizzatore culturale, editore e uno dei primi galleristi italiani.
ย ยฉ Pierre Cordier
Chimigramme, 1979
stampa cromogenica
Fondo Lanfranco Colombo / Regione Lombardia
La sensazione che provo guardando questa immagine รจ di grande stupore, come se mi trovassi a osservare l’universo con tanti pianeti che fluttuano armonicamente. Diversi ma con al loro interno le stesse caratteristiche. Tutti gli esseri dell’universo senzienti e insenzienti, sono cosรฌ diversi eppure tutti composti da atomi uguali. Un atomo di silicio di un granello di sabbia รจ uguale a quello delle mie ossa. Questa fotografia mi trasmette un senso di universalitร e mi ricorda un quadro di Kandinsky, Several Circles.
Rita Vitrano
“Sono una viaggiatrice, sono curiosa, eclettica con la passione per la montagna, l’arte contemporanea la musica rock /jazz e il teatro. Abito a Cinisello dal 1992 dove oltre a buoni amici ho trovato un’offerta culturale che non mi obbliga a spostarmi continuamente a Milano. Da quando รจ nato il MUFOCO non ho perso una mostra. La domenica mattina, se non sono in montagna, mi piace aggirarmi tra gli spazi che ospitano fotografie e progetti di grande qualitร perchรฉ mi fanno riflettere, sognare, evadere”
Descrizione dell’opera
Pierre Cordier (Bruxelles, 1933) scopre casualmente nel 1956 una tecnica che in seguito chiamerร Chimigramma e che apre le porte a un regno ancora inesplorato. Dopo i primi errori e le prime meraviglie, lโartista indaga le possibilitร espressive della scoperta, tra lโinstabilitร del procedimento e il fascino misterioso insito in esso.
Lโopera esposta รจ ottenuta grazie allโazione di varie sostanze chimiche lasciate agire sullโemulsione della carta fotosensibile, senza lโuso della macchina fotografica. Come Cordier stesso sostiene, โil Chimigramma combina la fisica della pittura (vernice, cera, olio) alla chimica della fotografia (emulsione fotosensibile, sviluppo, fissaggio); in piena luce, senza lโuso di fotocamera e ingranditoreโ. Il Chimigramma, per sua natura non riproducibile, รจ quindi un oggetto unico e molto prezioso.
La stampa appartiene al Fondo โLanfranco Colomboโ unโeterogenea raccolta di fotografie, documenti e libri che nel loro insieme rispecchiano la trentennale attivitร internazionale della Galleria Il Diaframma punto di riferimento della scena culturale fotografica milanese dal secondo dopoguerra, diretta da Lanfranco Colombo, organizzatore culturale, editore e uno dei primi galleristi italiani.
ยฉ Federico Patellani
Milano, 1946. La folla in piazza Castello durante il comizio di Achille Grandi
Stampa alla gelatina bromuro dโargento 20\2
Fondo Federico Patellani / Studio Federico Patellani โ Regione Lombardia
In un primo momento sembra di vedere un acciottolato, poi si nota l’ombra, che ci sembrava quella del fotografo. Guardando meglio, abbiamo capito che quelli che sembrano sassi sono in realtร persone e che l’ombra รจ quella dellโedificio su cui il fotografo รจ salito per immortalare il momento, la Torre del Filarete del Castello Sforzesco a Milano. Ci ha colpito la moltitudine, probabilmente tutta quella folla รจ lรฌ unita da un ideale comune, qualcosa di molto importante, perchรฉ si sente partecipazione e senso di appartenenza.
Pina Banfi, Elena Borlenghi, Daniela Luci, Stefano Ronchi, Elena Sacchi, Rita Vitrano (Centro culturale Il Pertini)
“Siamo colleghi / scollegati, legati nel Centro culturale ilPertini. Diversi nei corpi e nei pensieri ma uguali nella mission: libri, e-book, fumetti, cd, dvd, riviste, spettacoli, laboratori per grandi e per piccini… trovi tutto al Pertini. Con il Museo, nostro dirimpettaio, ci sentiamo un poโ cugini perchรฉ diffondere cultura ci rende vicini”
Descrizione dell’opera
Federico Patellani (Monza, 1911 โ Milano, 1977) รจ stato uno dei maestri del fotogiornalismo italiano. Colto e sensibile narratore, testimone della societร italiana, ha raccontato il Paese nel dopoguerra, la ripresa economica, la moda, il costume, la vita culturale. Patellani ha realizzato un reportage rigoroso, privo di retorica, attento a restituire allโosservatore gli elementi essenziali della narrazione.
La fotografia esposta fa parte di un piรน ampio corpus di immagini che racconta i giorni del referendum Monarchia-Repubblica del 2 giugno 1946, a Milano, un momento di enorme rilievo storico, nel quale per la prima volta, le donne sono ammesse al voto.
Federico Patellani รจ sulla torre del Castello Sforzesco e dallโalto scatta una fotografia: sotto di lui una miriade di persone indistinte riempie la piazza e satura lโinquadratura, lasciando immaginare una folla senza fine, unico soggetto, sopra la quale si proietta la grande ombra della torre stessa.
Lโopera appartiene al Fondo โFederico Patellaniโ costituito da circa 700 mila unitร tra negativi, provini, diapositive e stampe, datati dal 1935 al 1976. I materiali sono collocati negli arredi originali dello studio di Federico Patellani, recuperati e installati nella Sala dellโAurora di Villa Ghirlanda, a fianco del Museo.
ยฉ Guido Guidi
Mercato Saraceno, Forlรฌ, 1972
Stampa alla gelatina bromuro dโargento 2004
Fondo Viaggio in Italia
Cercavo unโimmagine di alberi perchรฉ ho bisogno di nutrirmi della loro bella semplicitร . Mi ha colpito questa, per il luogo dello scatto: Mercato Saraceno, paese non famoso, dove mia madre, che ora non c’รจ piรน, ha trascorso la sua infanzia. Il soggetto all’inizio non mi piaceva. Ho riguardato la fotografia e solo allora ho notato l’ombra dell’albero. ร stata un’emozione forte: l’albero c’era! Anima della casetta, che parte dalla terra, la attraversa e continua nella chioma di un altro albero… vero e vivo.
Elena Sacchi
“Sono nata a Milano e lavoro al Pertini come bibliotecaria in Area Ragazzi. Fosse per me, sarei sempre in viaggio e adoro anche solo immaginarlo: dove andare, come potrebbe essere, quali posti visitare… e se poi si avvera… meglio! Quando ero molto piccola, appena trovavo la porta di casa aperta, cercavo di uscire. Forse giร si intuiva questa mia attitudine. Ho iniziato a sentire parlare del Museo quando ho iniziato a lavorare in biblioteca nel 2001, quando si stava costituendo, e ho assistito a tutta la sua evoluzione.ย Come cittadina di Cinisello sono contenta che ci sia!”
Descrizione dell’opera
Guido Guidi (Cesena, 1941), รจ un maestro della fotografia italiana e un artista stimato a livello internazionale. Sottile indagatore dello spazio, ricercatore e docente, รจ attivo dalla fine degli anni Sessanta. Realizza importanti ricerche personali, indagando il paesaggio e le sue trasformazioni e sperimentando contemporaneamente il linguaggio fotografico.
La fotografia esposta rappresenta una piccola e semplice casetta prefabbricata molto simile a una roulotte o alla casa delle bambole, collocata in un paesaggio di campagna. La luce del sole inonda la casa e sul muro emerge lโombra dellโalbero di fronte, come una grafica, nero su bianco. Le fotografie di Guidi spesso si concentrano non sulla presenza diretta dellโuomo ma sulle sue tracce, insegnandoci che, osservati con attenzione e cura, anche i dettagli piรน quotidiani, i particolari meno appariscenti, possiedono una loro bellezza e ci raccontano delle possibili storie.
Lโimmagine appartiene al Fondo โViaggio in Italiaโ, progetto promosso nel 1984 da Luigi Ghirri: un libro e una mostra composta da 300 fotografie di 20 autori italiani e stranieri che darร il via alla grande โScuola di paesaggio italianaโ. Le immagini di โViaggio in Italiaโ non raccontano piรน lo stereotipo del Bel Paese ma propongono immagini quotidiane, reali, lontano dai sensazionalismi dei luoghi simbolici e fuori dai canoni consolidati di rappresentazione del paesaggio.
ย ยฉ Alessandra Spranzi
Il Velo,#1, 2007
Stampa cromogenica
Fondo Storie Immaginate in Luoghi Reali
Sembra quasi di sentire il calore della stanza, la luce che filtra dalle tende e che si riflette sul pavimento, di sentire lโodore della polvere accumulata sulle sedie accatastate e sui teli. Mi ricorda una giornata di primavera di quando ero piccola o di quando ci si sente felici, in pace, leggeri. Sensazioni che mi riportano allโinfanzia, a casa di mia nonna, quando giocavo con mia sorella. Di solito prendevamo tutte le sedie dalla sala e le mettevamo vicine, le coprivamo con vecchi copriletti o con lenzuola un poโ rovinate, in modo da formare quello che per noi era una capanna o โuna stanza nella stanzaโ. Era uno spazio nostro, fantastico, dove poter giocare creando e immaginando tanti mondi diversi.
Giulia Tini
“Nata a Milano, ho sempre vissuto circondata dal paesaggio urbano della sua periferia. Ho studiato filosofia e sono appassionata di fotografia. Non credo sia un caso; saper pensare aiuta ad osservare e saper guardare aiuta a riflettere. Mettere in immagini ciรฒ che mi passa per la testa mi dร una sensazione di pace, di ordine e nello stesso tempo lo vivo una poโ come una magia. Una sensazione simile mi capita quando entro al Museo di Fotografia Contemporanea: vedere le mostre mi permette di entrare in una storia, in un racconto ogni volta diverso. ร bello che ci sia un posto cosรญ in cittร , dove ognuno puรฒ ritrovare nelle immagini esposte qualcosa di se stesso, imparando allo stesso tempo qualcosa sulla fotografia”
Descrizione dell’opera
Dai primi anni Novanta Alessandra Spranzi (Milano, 1962) utilizza la fotografia e il video con progetti ogni volta diversi per raccontare una visione altra o alterata della realtร , sia attraverso la messa in scena sia con il prelievo di pezzi di realtร , o ancora intervenendo su materiale dโarchivio.
La fotografia esposta appartiene alla serie Il velo, realizzata nel Casinรฒ Municipale di San Pellegrino Terme, chiuso da tempo. Lโautrice ha indagato il senso del passare del tempo e dellโabbandono attraverso i mobili trovati nel vecchio edificio, coperti da teli e lenzuola che li nascondono e proteggono. Lโoggetto viene riconfigurato, resta in qualche modo riconoscibile e familiare ma nello stesso tempo acquista una forma nuova, autonoma. Sotto il velo il visibile diventa invisibile e la presenza รจ fondata sulla sua assenza. Lโautrice riesce a staccarsi dalla visione oggettiva della fotografia documentaria per ritrovare le atmosfere evocative e sospese, caratteristiche della sua produzione artistica.
Lโopera appartiene al Fondo โStorie immaginate in luoghi realiโ, progetto di committenza del Museo di Fotografia Contemporanea nel quale otto artisti contemporanei italiani ed europei hanno indagato e interpretato otto luoghi storici e naturalistici della Lombardia.
ยฉ Jitka Hanzlovรก
Carole
Vaprio d’Adda, Villa Melzi d’Eril, 2007
stampa ink-jet
Fondo Storie Immaginate in Luoghi Reali
Vorrei accostarmi a te,
sciogliere le tue braccia conserte
e sollevare verso il cielo gli angoli serrati
della tua bocca.
Perchรจ non distogli lo sguardo
da chi ormai non c’รจ piรน?
L’ermellino stanco se ne รจ andato
e tu
dama pensierosa
non te ne sei nemmeno accorta.
La vita ti scorre tra le dita!
Alzati e afferrala!
Linda Ceola
“Sono nata in un paesino di campagna in provincia di Padova, mi piace esplorare il mondo in bicicletta e fotografarlo con i miei occhi.
Dopo tanto peregrinare sono arrivata qui a Cinisello Balsamo, per concludere con un tirocinio al MUFOCO il master in organizzazione di eventi artistici e culturali iniziato un anno fa al Palazzo Spinelli di Firenze. Ogni giorno scopro un tassello in piรน dell’affascinante mondo del Museo Fotografia Contemporanea ed รจ entusiasmante!”
Descrizione dell’opera
Jitka Hanzlovรก (Nachod, Repubblica Ceca, 1958), si trasferisce da giovane a Essen, in Germania, dove sperimenta la fotografia come forma di espressione semplice e diretta, soffermandosi sulla figura umana e sul paesaggio. Dagli anni Novanta si afferma come artista sulla scena internazionale.
La fotografia esposta, intimamente legata alle atmosfere del ritratto rinascimentale e ispirata alla celebre โDama con lโErmellinoโ di Leonardo Da Vinci, mostra una giovane donna ritratta sullo sfondo scuro di una stanza di Villa Melzi dโEril a Vaprio dโAdda, dove il pittore visse e lavorรฒ per diversi periodi nei primi anni del Cinquecento. La composizione raffinata, impreziosita dalla luce naturale che illumina il viso, dona al soggetto un aspetto poetico e misterioso accentuato dallo sguardo rivolto verso un altrove fuori dal tempo.
Lโopera appartiene al Fondo โStorie immaginate in luoghi realiโ, progetto di committenza del Museo di Fotografia Contemporanea nel quale otto artisti contemporanei italiani ed europei hanno indagato e interpretato otto luoghi storici e naturalistici della Lombardia.
ย ย ยฉ Giovanni Chiaramonte
Cinisello Balsamo, Quartiere San’Eusebio, 1988
stampa cromogenica
Fondo Cittร di Cinisello / Comune di Cinisello Balsamo
Amo la mia cittร e questa foto รจ la sua storia racchiusa in un’immagine. Un paesone agricolo attaccato a Milano e Sesto che si ritrova nel vortice del boom industriale, la campagna e i campi che vengono inghiottiti dal cemento nell’arco di un paio di decenni.
ร uno scatto degli anni ’80 ma questo scorcio potremmo vederlo anche oggi -penso a quei casermoni attaccati al Parco del Grugnotorto- eppure non provo disagio di fronte a questo panorama, non mi trasmette degrado o senso di abbandono. ร quello che รจ Cinisello, nel bene e nel male. E io amo la mia cittร .
Luca Pezzetti
“Sono un quasi 40enne appena uscito dai teen, impiegato in una multinazionale cinisellese. Non mi intendo di fotografia ma mi piace tanto guardarla e ascoltare chi ne sa e ti apre dei mondi. Per questo ho iniziato a frequentare il Museo di Fotografia Contemporanea, al quale torno spesso e volentieri”
Descrizione dell’opera
Giovanni Chiaramonte (Varese, 1948) รจ uno dei principali esponenti della fotografia italiana di paesaggio. Comincia a fotografare alla fine degli anni Sessanta, dopo gli studi in filosofia e un grande interesse per il cinema. Dedica la sua ricerca alla relazione tra luogo e identitร amplificando il linguaggio documentario delle sue immagini con elementi astratti e concettuali.
La fotografia esposta racconta di un territorio marginale, sospeso tra urbanizzazione e campagna, tra cemento e natura, due elementi che si integrano senza possibilitร di dialogo. Il punto di vista รจ frontale, centrale nella striscia di asfalto che si spinge verso i campi in una simmetria perfetta interrotta solo dal palo della luce e dalle erbacce che crescono sui bordi dei marciapiedi. Terra e cielo si dividono lโinquadratura nelle due metร orizzontali, accentuando lโidea di un altrove sconfinato, oltre la cittร che si percepisce allโorizzonte.
Lโopera appartiene al Fondo โCittร di Cinisello Balsamoโ, nel quale sono raccolte le fotografie dei progetti promossi dal Comune di Cinisello Balsamo nel 1998 e nel 2002. Le immagini raccontano il territorio, dal centro storico alle aree marginali, dalle grandi vie di comunicazione all’edilizia intensiva, nonchรฉ la vita sociale della cittร tra anziani, bambini, giovani, luoghi d’aggregazione, sport e vita quotidiana.
ยฉ Uliano Lucas
Piazza Duca DโAosta, Milano, 1968
stampa alla gelatina bromuro dโargento 2012
Raccolta antologica / Fondazione Museo di Fotografia Contemporanea
Mi riporta indietro nel tempo, al giorno in cui sono arrivato alla Stazione Centrale di Milano per iniziare a lavorare in questa cittร . Nel suo volto e nel suo atteggiamento colgo il senso di spaesamento che ho provato anche io nel ritrovarmi nella grande piazza, con la mole incombente del grattacielo Pirelli, simbolo della Milano degli anni โ60. E mi ritrovo a pensare che non molto รจ cambiato: per gli emigranti di ieri e per i migranti di oggi รจ sempre la Stazione Centrale il punto nevralgico della cittร e la porta dโingresso di Milano; la differenza รจ che quella porta rischia di diventare sempre piรน stretta.
Gaetano Conte
“Sono nato a San Severo, in provincia di Foggia, nel 1951. Dopo 5 anni a Torino, dove mi sono laureato in ingegneria elettrotecnica e dopo il servizio militare mi sono trasferito a Cinisello, dove abito dal gennaio 1977. Sono sposato, padre di due figli e nonno di due nipoti (in attesa del terzo).
Ho esercitato la professione di ingegnere per un poโ di anni, insegnato materie tecniche in alcuni istituti di Milano e scritto diversi testi scolastici sulla materia.
Mi sono interessato alla fotografia dal 2017, quando mi sono iscritto al Gruppo Fotoamatori di Cusano. Conoscevo giร il MUFOCO, ma ho preso a frequentarlo con maggiore assiduitร dallo scorso anno, aderendo alle varie iniziative proposte, compreso il photo jouer di quest’anno.
Oltre alla fotografia mi piacciono l’arte figurativa, in particolare la pittura, e i viaggi”
Descrizione dell’opera
Uliano Lucas (Milano, 1942) รจ uno dei piรน conosciuti fotogiornalisti italiani. La sua ricerca scaturisce dal coinvolgimento nel movimento del โ68 e delle lotte politiche degli anni โ70. Collabora con le maggiori testate di giornalismo, indagando i cambiamenti della societร italiana e le guerre di liberazione in Europa e in Africa. Uomo colto e studioso di storia del reportage unisce, nel suo lavoro, professione e impegno civile.
Il punto di vista di questa fotografia, cosรฌ ribassato, ci restituisce unโimmagine potente, icona dellโimmigrazione dal Sud dellโItalia a Milano. Il senso simbolico รจ generato dalla relazione tra il soggetto in primo piano, fermo e spaesato, appena uscito dalla Stazione Centrale lรฌ accanto, che regge una valigia e una scatola di cartone tenute insieme dallo spago, e il massiccio grattacielo Pirelli che lo sovrasta, come un grande peso che incombe sulle sue spalle. Possiamo interpretare questa fotografia come una metafora del lavoro e del potere, dove lโuomo รจ lโingranaggio che permette alla grande macchina di muoversi.
Lโopera appartiene al Fondo โRaccolta antologicaโ, nel quale sono convogliate fotografie e video di autori diversi. Comprende una sezione storica e una piรน ampia, contemporanea, rappresentativa di importanti protagonisti della ricerca artistica sia italiana che internazionale.
ยฉ Olivo Barbieri
Dalla serie “Flipper”, 1977-1978
stampa cromogenica
Fondo Lanfranco Colombo / Regione Lombardia
Un mistero. Un pezzo di vetro appoggiato sopra i sassi. Sul vetro l’immagine di un uomo. Chi sarร ? Sembra sicuro di sรฉ, con la mano in tasca, una camminata che trasmette un senso di autoritร . Chi sia non si sa, il suo volto รจ rimasto in un altro frammento di vetro. Se non รจ nessuno puรฒ essere chiunque. Ognuno puรฒ raccontare la sua storia… ma rapidamente perรฒ…
Potrebbe decidere di andarsene camminando sui sassi.
5^C Scuola Primaria Costa โ Cinisello Balsamo
“Siamo gli alunni della classe 5^C della Scuola Primaria Costa di Cinisello Balsamo. Quando, pochi anni fa, รจ cominciata la nostra storia neanche ci conoscevamo, ora siamo inseparabili. Ci piace fare molte cose insieme: lavorare, giocare, ridere, scherzare; magari a volte esageriamo e forse… ce la tiriamo un po’. Preferiamo lavorare a coppie o in gruppo: dividendoci le parti e confrontandoci, ci sembra di capire meglio quel che stiamo facendo. Certo ognuno ha la propria personalitร , c’รจ chi รจ piรน vivace, chi piรน sensibile, a chi piace scherzare, chi sembra addormentato e chi molto sveglio… ma il bello รจ che ciascuno si sente protetto dagli altri. Questi siamo noi. Da qualche tempo, con il maestro Maurizio, abbiamo conosciuto il Museo di Fotografia Contemporanea e ogni anno partecipiamo a visite guidate e laboratori, sempre diversi. Questโanno, oltre al percorso di scoperta della mostra, abbiamo deciso di scegliere la nostra fotografia preferita per il progetto MeMuseo, scrivendo poi, tutti assieme, il testo che secondo noi la racconta”.
Descrizione dell’opera
Olivo Barbieri (Carpi, 1954) si dedica alla fotografia a partire dagli anni Settanta, dopo gli studi in pedagogia. La sua ricerca si concentra sul paesaggio e la sua rappresentazione. ร noto soprattutto per lโindagine sulle trasformazioni delle metropoli europee e orientali attraverso le luci artificiali e per site_specific, nel quale racconta le cittร dallโalto, come modellini, attraverso la ripresa aerea e la tecnica del fuoco selettivo. Negli ultimi anni si concentra sulla relazione dellโuomo con lโambiente facendo esplicito utilizzo di postproduzione digitale e producendo immagini in bilico tra realtร e finzione.
La fotografia esposta รจ parte di una serie di immagini scattate allโinterno di una fabbrica dismessa di assemblaggio di flipper. Lโinquadratura dallโalto รจ stretta sul pezzo di vetro rotto, poggiato su ciottoli sparsi, lasciando spazio solo alla bidimensionalitร del frammento che tende allโastrazione, in un rimando di grafica e colore. Distrutti, abbandonati e sgualciti dal tempo, i flipper richiamano un immaginario nostalgico e pop che genera una riflessione sul rapporto tra sguardo e rappresentazione del reale.
La stampa appartiene al Fondo โLanfranco Colomboโ unโeterogenea raccolta di fotografie, documenti e libri che nel loro insieme rispecchiano la trentennale attivitร internazionale della Galleria Il Diaframma punto di riferimento della scena culturale fotografica milanese dal secondo dopoguerra, diretta da Lanfranco Colombo, organizzatore culturale, editore e uno dei primi galleristi italiani.
ยฉ Franco Grignani
Lacerazione. Sperimentale di distorsione, 1953
stampa alla gelatina bromuro dโargento
Fondo Lanfranco Colombo / Regione Lombardia
Ha attirato la mia attenzione perchรฉ mi piacciono le forme stilizzate e il bianco e nero. Mi piacciono le immagini astratte perchรฉ possono rappresentare forme diverse a seconda di chi le guarda. Per esempio a me questa foto ricorda le zebre di un murales che ho visto a Milano, di fronte al centro sociale Leoncavallo, quando sono andata a trovare lo zio Giovanni alla manifestazione vinicola: โLa terra trema.โ
Francesca Copetti
“Sono una bambina di 10 anni e vivo a Sesto San Giovanni da sempre. A scuola mi piace studiare soprattutto italiano, storia, arte, musica e ginnastica. La musica mi piace proprio tanto, infatti sto imparando a suonare il pianoforte e vado anche a lezione di danza. Le fotografie le faccio con papร Diego, che mi ha fatto conoscere il Museo. Con lui ho visto alcune mostre, ma lโesperienza piรน bella รจ stata entrare in archivio, accompagnati da Diletta e Francesca”.
Descrizione dell’opera
Franco Grignani (Pieve Porto Morone, Pavia 1908 – Milano 1999), architetto e grafico, esponente della Op Art, รจ considerato il pioniere del rinascimento creativo del dopoguerra italiano. Utilizza la fotografia in modo sperimentale e sviluppa interesse verso lโambito ottico-visivo, dedicandosi alla ricerca sulla percezione, secondo le teorie della Gestalt. Studia la subpercezione, la visione laterale e le distorsioni. La sua produzione, estremamente varia, registra tutte le possibilitร dello sguardo, sperimentando diverse tecniche e supporti.
La fotografia esposta mostra una forma astratta flessibile ed elegante che rimanda ai giochi di illusione ottica, in cui il bianco e il nero si alternano con movimento e grande effetto grafico. La โSubpercezioneโ รจ โuna visione subliminale che sfrutta le capacitร โlateraliโ della mente, lโocchio si interroga sulla visione pura e segue le linee curve che si avvicinano e si allontanano con effetto ipnotico fino a generare inaspettate presenze.
La stampa appartiene al Fondo โLanfranco Colomboโ unโeterogenea raccolta di fotografie, documenti e libri che nel loro insieme rispecchiano la trentennale attivitร internazionale della Galleria Il Diaframma punto di riferimento della scena culturale fotografica milanese dal secondo dopoguerra, diretta da Lanfranco Colombo, organizzatore culturale, editore e uno dei primi galleristi italiani.
ยฉ Luigi Ghirri
Lido di Volano, dalla serie “Il profilo delle nuvole”, 1985
Stampa cromogenica
Fondo Lanfranco Colombo
Guardando questa immagine non posso fare a meno di tornare indietro nel tempo ed esattamente agli anni sessanta, quando con i miei genitori passavo le lunghe estati sulla riviera adriatica. I preparativi per il viaggio cominciavano molti giorni prima e sul portapacchi della piccola seicento si accumulavano valigie, borse, sacche e con i miei fratelli ci stringevamo con tanta allegria.
Alla Pensione Rosa eravamo accolti come dei famigliari ma la sabbia esercitava su di noi unโattrazione irresistibile e subito raggiungevamo la grande spiaggia che sarebbe stata per molti giorni il nostro fantastico universo. Con gli immancabili cappellini di cotone bianco stile โBraccio di Ferroโ costumi di lana o spugna che salivano oltre lโombelico ci inoltravamo in unโatmosfera che con gli occhi di oggi definiremmo surreale.
Le giornate erano lunghe e gaie e tra un bagno e lโaltro, le corse tra gli ombrelloni, le gare di tamburello, ping-pong, biliardino, di biglie sulla sabbia fresca dietro alle cabine al riparo dal sole infuocato, passavano in un lampo. Ma il divertimento piรน bello era salire sullโaltalena e spingere sempre piรน in alto lโamica del cuore.
(un giorno la prenderรฒ come fa il vento alla schienaโฆโ come diceva Fabrizio De Andrรจ).
Tutto questo e molto altro mi torna alla mente guardando questa foto.
Romano Campalani
“Sono di carattere tranquillo, amo la compagnia, mi piace viaggiare, fare trekking leggero, pescare e naturalmente fotografare. Mi sono avvicinato a questโarte alla fine degli anni Settanta; erano gli anni del bianco e nero e della mitica camera oscura oggi utilizzata quasi esclusivamente ad uso didattico.
Prediligo le foto ambientali naturalistiche ed in particolare mi focalizzo sui dettagli, senza perรฒ trascurare le persone e le immagini di vita quotidiana. Ho frequentato corsi di specializzazione di fotografia documentaria, di ritratto e paesaggio. Sono uno dei fondatori del gruppo fotografico freecamera di Sesto San Giovanni e attualmente ricopro la carica di presidente”
Tutto inizia da unโidea latente che vive dentro di me. Poiโฆ allโimprovviso mi appare in un equilibrio di forme quasi magiche, cosรฌ fragili e delicate, capaci di emozionarmi fino al punto di non farmi sentire quel โsuono magicoโ capace di immortalare lโattimo, prima che un alito di vento cancelli quel fugace istante di vita quotidiana.
Descrizione dell’opera
Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi 1992) รจ oggi riconosciuto come uno dei piรน influenti fotografi europei. Fin dallโinizio degli anni Settanta dedica la sua ricerca alla complessitร e alla poesia del paesaggio contemporaneo. A lui si devono molti progetti, primo fra tutti, nel 1984, Viaggio in Italia, che hanno determinato gli sviluppi della ricerca in Italia. Teorico, docente, scrittore, ha legato la fotografia alla geografia, alla musica, al cinema, alla letteratura.
La fotografia esposta fa parte della serie Il profilo delle nuvole, immagini realizzate tra Emilia, Lombardia e Veneto. Siamo in una spiaggia fuori stagione, dove i giochi dei bagni attendono silenziosi in riva al mare. Il ping pong in primo piano, con la rete dismessa, ci parla di un tempo trascorso, fuori dalle visioni consuete della riviera romagnola.
La stampa appartiene al Fondo โLanfranco Colomboโ unโeterogenea raccolta di fotografie, documenti e libri che nel loro insieme rispecchiano la trentennale attivitร internazionale della Galleria Il Diaframma punto di riferimento della scena culturale fotografica milanese dal secondo dopoguerra, diretta da Lanfranco Colombo, organizzatore culturale, editore e uno dei primi galleristi italiani.
ยฉ Federico Patellani
Stresa, 1949. Misurazione della concorrente Mirella Ciotti, Miss Umbria
stampa alla gelatina bromuro dโargento 2015
Fondo Federico Patellani / Studio Federico Patellani – Regione Lombardia
Mi infastidiscono quelle cavallette bianche che ti stanno attorno. Il tuo sguardo, fiero e preoccupato, mi mette a disagio. Forse anche tu sei a disagio, ma lasci che il tuo corpo venga misurato, pesato, valutato. Sembri, ma non sei, una preda legata. Sei libera di andartene. Perchรฉ rimani?
Annalisa Mezzadri
“Nel 2010, libera da impegni lavorativi e non ancora “multinonna” come sono diventata in seguito, ho iniziato a soddisfare interessi e curiositร sia per l’arte contemporanea che per la fotografia… oltre a regalarmi viaggetti e gite in bici, che sempre mi fanno sentire libera e felice.
Scopro il Museo visitando la mostra dedicata alla fotografia astratta e incontro l’entusiasmo, la competenza e la simpatia delle persone che animano quel luogo e subito inizio a partecipare, con molta soddisfazione alle iniziative di avvicinamento alla fotografia.
Credo che tutto questo mi abbia aiutato a coltivare un “occhio fotografico”, osservo la luce dei luoghi e degli ambienti, valuto soggetti ed inquadrature e apprezzo con piacere e maggiore consapevolezza il lavoro di molti grandi fotografi”
Descrizione dell’opera
Federico Patellani (Monza, 1911 โ Milano, 1977) รจ stato uno dei maestri del fotogiornalismo italiano. Colto e sensibile narratore, testimone della societร italiana, ha raccontato il Paese nel dopoguerra, la ripresa economica, la moda, il costume, la vita culturale. Patellani ha realizzato un reportage rigoroso, privo di retorica, attento a restituire allโosservatore gli elementi essenziali della narrazione.
Nella fotografia esposta il soggetto รจ chiaramente la ragazza in costume, concorrente di Miss Italia ritratta sulla terrazza del Grand Hotel Regina Palace, che occupa con fermezza il centro dellโinquadratura, per tutta lโaltezza dellโimmagine. Il suo volto รจ leggermente inclinato e la sua espressione assorta ci fa intuire pensieri che vanno oltre la situazione del momento. Intorno a lei, due donne in camice bianco sono affaccendate nella misurazione del suo corpo mentre un uomo, appena piรน indietro, riporta i dati sulla carta.
Lโopera appartiene al Fondo โFederico Patellaniโ costituito da circa 700 mila unitร tra negativi, provini, diapositive e stampe, datati dal 1935 al 1976. I materiali sono collocati negli arredi originali dello studio di Federico Patellani, recuperati e installati nella Sala dellโAurora di Villa Ghirlanda, a fianco del Museo.
ยฉ Arthur Tress
Boy in Flood Dream, 1971
Fondo Lanfranco Colombo / Regione Lombardia
Una casa e una nave, la stabilitร ed il movimento; assieme in un luogo di confine che รจ ancora terra, ma anche giร mare. Un bambino, una persona che crescerร e conoscerร entrambi i mondi, ne varcherร i confini, deciderร a quale appartenere. Guarda indietro, ma si รจ arrampicato sul tetto per vedere lontano, forse sogna un giorno di diventare marinaio su un mercantile, forse gioca a farlo giร dal tetto di questa casa. Ho sempre amato luoghi un poโ rialzati: appartamenti all’ultimo piano, campanili, monumenti, rocce sulla riva, colline, montagne. Mi permettono di avere una prospettiva piรน ampia su ciรฒ che mi circonda, mi lasciano capire meglio dove sono e come mi devo rapportare con il “fuori di me”. Cerco di viaggiare, e di scoprire; per vedere di piรน bisogna sporgersi.
Barbara Cinquetti
ยฉ Tancredi Mangano,
dalla serie In Urbe, 2001
Fondo Idea di Metropoli, Cittร metropolitana di Milano
Un paio di anni fa mi รจ capitato di leggere il libro “Elogio delle erbacce” di Richard Mabey, che mi ha mostrato tutta la bellezza e l’importanza delle piante ingiustamente considerate meno “nobili”. Da allora ho cominciato anch’io a cercare e fotografare le erbacce come se fossero fiori meravigliosi, scoprendo che spesso lo sono davvero. L’anno scorso cercavo per lavoro l’aigami, un colorante tradizionale giapponese, introvabile in Europa, ma ricavato proprio da una “erbaccia” che pareva stesse cominciando a diffondersi spontaneamente anche da noi. Ma come trovarla? All’improvviso un flash: non era forse quel fiore blu intenso che avevo fotografato perchรฉ sbucava, impertinente, da un tombino? Il tempo di ritrovare la foto e confrontarla con quella recuperata in rete: era proprio lui! E il tombino? Davanti alla palazzina dove lavoro! Raccolta e adottata, ora la pianta cresce rigogliosamente sul mio davanzale, fiorisce e produce un bel colore blu, adatto per tingere la carta. Questo gioco di coincidenze mi รจ tornato in mente appena ho visto questa fotografia, strappandomi un sorriso. Viva le erbacce!
Cristina Corti
ยฉ Federico Patellani
Anna Magnani, 1943
Fondo Federico Patellani, Studio Federico Patellani, Regione Lombardia
ร un pensiero, un tormento che trapela dai suoi occhi socchiusi. Le gocce d’acqua scendono sul suo viso come lacrime che non hanno avuto il loro spazio e il loro momento. Il viso, di una bellezza senza tempo, esce dall’acqua con un anelito di salvezza e di redenzione. L’acqua arriva al mento, ancora il corpo non รจ libero. Ma giร dalle labbra socchiuse, tra le quali si intravvedono appena i denti, sta uscendo il sogno, la visione della vita, la certezza della salvezza.
Gemma Nazzani
ยฉ Giovanni Chiaramonte
Sedriano, 1994
Fondo Archivio dello Spazio / Cittร metropolitana di Milano
Quando ho visto per la prima volta l’immagine, la bicicletta, appoggiata, mi sembrava reale. Guardando lโopera originale ho scoperto che era dipinta sul muro. Come รจ facile a volte confondere reale e virtuale! La foto mi ha riportato alla mente ricordi di quando ero bambino e gli operai andavano tutti i giorni in fabbrica con la bicicletta, cosรฌ come faceva mio padre. Tante volte l’ho osservato dalla finestra partire per il turno di notte. Avrei potuto dormire nel lettone.
Maurizio Ruggeri
ยฉ Gabriele Basilico
Milano, 1970-1973
Fondo Lanfranco Colombo, Regione Lombardia
Un bivioโฆ quante volte mi sono trovata davanti a scelte difficiliโฆ Quelle giuste non sono mai le scelte facili. Quante volte permettiamo che lโabitudine ci impedisca di prendere le decisioni importanti, come svoltare a destra invece che a sinistra.
Lโattimo di insicurezza che ti blocca, il cammino della vita che si ferma.
Respira.
Non รจ il terreno che calpesti che ne determina la qualitร . Riempiti le scarpe di sassi e gli occhi di emozioni, perchรฉ la vera meta รจ il viaggio.
Anastasia Falciani
ยฉ Vittore Fossati,
Oviglio, Alessandria, 1981
Fondo Viaggio in Italia, Fondazione Museo Fotografia Contemporanea
Se questa fotografia fosse una tela, l’arcobaleno sarebbe il pennello intinto nei colori che dร origine al paesaggio, il getto che ha dipinto il cielo, i campi, la natura. Mi sono sempre chiesta dove inizi e finisca l’arcobaleno, perchรฉ l’arcobaleno contiene in sรฉ qualcosa di magico. L’arcobaleno รจ speranza: dopo la tempesta arriva a portare nuova luce. Non per niente si dice che “alla fine dell’arcobaleno ci sia una pentola piena di monete d’oro…”. La possibilitร di un nuovo inizio.
Elena Borlenghi
ยฉ Mario Giacomelli
dalla serie Verrร la morte e avrร i tuoi occhi, 1981-1983
Fondo Lanfranco Colombo, Regione Lombardia
Tengo le distanze per difendermi. A guardarla davvero mi fa piangere. Guardo le mani e penso a mia madre. Mi commuovo profondamente, sento salire le lacrime da profonditร remote, che poi sgorgano brucianti, calme ma non disperate. Non so se รจ il senso di drammatica solitudine che mi evoca, non so se รจ per la fatica del vivere ormai passato ma ancora presente, piรน che mai presente, non so se รจ per la vita che non cโรจ piรน o per la morte che purtroppo non cโรจ ancora. So solo che mi fa piangere.
Maria Teresa Treccani
ยฉ Federico Patellani
Minatori, 1950
Fondo Federico Patellani, Studio Federico Patellani, Regione Lombardia
Ricordo la prima volta che la vidi: attirรฒ la mia attenzione fin da lontano, quando ancora non lโavevo ben messa a fuoco. Finalmente vicino, ecco gli occhi dellโuomo in primo piano, vitali sebbene stanchi, limpidi in un volto sporco e polveroso. Nella sua espressione una domanda: -Vi sembra possibile tutto questo?-. Mi soffermo ancora un poโ sulla foto, poi guardo la didascalia: Federico Patellani. Carbonia, 1950.
Minatoriโฆ Carbonia – 1950 – Minatori. Il nonno era lรฌ, in quel luogo, in quegli anni, era uno di loro. Solo dopo, nei primi anni Sessanta, sarebbe venuto โin continenteโ a cercare un nuovo lavoro. Riaffiorano i ricordi dei suoi racconti: gli anarchici, i fascisti, Mussolini, gli scioperi, lโincidente, lo spettro della silicosi. E poi il viaggio, il nostro viaggio, in quei luoghi: Bacu Abis, Cortoghiana, Carbonia, Serbariu. La discesa nei cunicoli, le mie foto anche, a continuare il racconto di una storia anche un po’ nostra.
Diego Copetti
ยฉ Walter Niedermayr
Carugate, 1991
Fondo Archivio dello Spazio, Cittร metropolitana di Milano
Quante arti possono incrociarsi in un labirinto? Lโidea che la pittura possa essere unโopera condivisa in un murales, lโespressione di bambini accompagnati alla cura di uno spazio in degrado, la visione di una fotografia che cerca alchimie tra grigi periferici e colori di rinascita, la necessitร e lo studio di una architettura divisa tra ex filande e alloggi popolariโฆ
Arti, artisti, artigiani, operatori, operai, visionariโฆ passione e amore per il proprio lavoro alla ricerca di un senso e di una bellezza, non sempre raggiunti, che possono dare immagini di speranza.
Roberto Guzzi
ยฉ Christian Vogt
Paula, 1977
Fondo Lanfranco Colombo / Regione Lombardia
Questa fotografia per me rappresenta la solitudine, il completo abbandono del corpo nella totale indifferenza del resto del mondo. Quello che conta, per la donna, รจ la completa dedizione allโanima e al pensiero. La mia immaginazione mi porta a pensare che, nella stabilitร del momento, qualcuno sia entrato e uscito in modo talmente veloce da far muovere solo il cappotto, passando inosservato alla donna immersa nei suoi pensieri.
Irene Russo
ยฉ Thomas Struth
Duomo di Milano (facciata), Milano 1998
Fondo Milano Senza Confini / Cittร metropolitana di Milano
Sono stata attratta dalla grandezza dellโimmagine, dai colori della stampa e dal taglio deciso. Mi sono chiesta: perchรฉ l’autore ha voluto fotografare il Duomo di Milano? Forse perchรฉ, da tedesco, ha cercato il simbolo piรน rappresentativo? O forse perchรจ, come me. รจ affascinato dalle chiese, dalla loro architettura e soprattutto dalla loro bellezza.
Greta Crepaldi
ยฉ Gianni Berengo Gardin
Venezia, 1960
Raccolta antologica, Fondazione Museo Fotografia Contemporanea
Quando ho visto questa foto mi sono detto: eccola, sei tu la mia foto preferita! Ti ho scelto per i bei sentimenti che mi hai fatto provare.
Bambina che corri spensierata in mezzo alla neve, mi fai ricordare lโinfanzia, periodo ricco di felicitร e lontano dai problemi della vita adulta.
Piccioni che volate in cielo, mi affascinate per la vostra capacitร di volare. Mi immedesimo in voi e vedo Venezia dallโalto, la quale mi lascia a bocca aperta, tanto รจ bella.
Alessandro Prada
ยฉ Gabriele Basilico
Milano quartieri, 1970-1973
Fondo Lanfranco Colombo, Regione Lombardia
Scoprire questa fotografia, mi ha fatto tornare indietro nel tempo, agli anni in cui ho iniziato a fotografare e ricercavo, con la fotografia, di raccontare il rapporto tra uomo e ambiente.
Lโimmagine rappresenta per me questo incontro, lโintensitร degli sguardi dei ragazzi verso la macchina fotografica contrasta con lโindifferenza e il disinteresse di quel ragazzo con la fionda (forse il bullo di turno) e racconta la vita del gruppo di periferia con lโagglomerato urbano che sta via via crescendo. Una foto che avrei voluto scattare io.
Luciano Oggioni
ยฉ Luigi Ghirri
Fenis, dalla serie Castelli Valdostani, 1991
Fondo Lanfranco Colombo / Regione Lombardia
Eccola qui! Ecco una mia grande paura.
Soffro di claustrofobia e alla sola idea di trovarmi in una stretta scala a chiocciola sto male. Eppure… Eppure questa foto non riesco ad associarla del tutto alla mia fobia. Sarร la luce che entra, saranno le pareti che sembrano dโoro, ma quasi sarei tentata di vedere dove porta.
Sabrina Perego
ยฉ Federico Patellani
Aldo Patellani, 1946
Fondo Federico Patellani, Studio Federico Patellani, Regione Lombardia
Un bambino che gioca, l’ombra lunga sull’asfalto, la mano non perfettamente a fuoco nel controluce di un’estate cittadina. Nel momento in cui cerchi di fissarlo, l’attimo รจ giร passato, non puoi riviverlo, non puoi descriverlo. Ma puรฒ riuscirci una foto come questa che da una parte lo congela e dall’altra lo restituisce a se stesso: atto mai piรน ripetibile, come tutti gli attimi, come questo scatto. Questa per me รจ la fotografia: l’eternarsi di un frammento di tempo.
Antonella Andretta
ยฉ Joan Fontcuberta
Googlegram 9. Homeless, 2005
Raccolta antologica, Fondazione Museo Fotografia Contemporanea
Solitudine e abbandono ma anche rabbia e indignazione. Sono diverse le emozioni che questa fotografia ha suscitato in noi portandoci ad avvicinarci ad essa fino a sentircene respinte. Davanti a questa immagine ci sentiamo impotenti e questo ci genera ansia, per la realtร che viviamo ogni giorno. Quanto ci stiamo abituando alle persone che vivono in strada? Se pensiamo alla condizione dei profughi o delle persone abbandonate a se stesse la pensiamo come situazione dโemergenza, oppure come routine quotidiana?
Questa immagine รจ geniale, perchรฉ grazie alla tecnica del mosaico chiude il cerchio di causa-effetto: la ricchezza di pochi genera la povertร di molti.
Gruppo Antiginnastica, Cinisello Balsamo con Strombolina Monti
ยฉ Paolo Gioli
Sconosciuti, 1994-1995
Raccolta antologica, Fondazione Museo Fotografia Contemporanea
Ehi tu sconosciuto, segnato dai graffi del tempo e della vita…io non ti conosco ma, forse, neanche tu ormai ti riconosci piรน, non sai piรน chi sei… Per i tanti segni che il tuo viso racchiude sulla pelle, trasfigurando ciรฒ che eri e ciรฒ che sei e lasciandoti ammutolito e attonito. La tua bocca non puรฒ piรน parlare e neanche un occhio puรฒ piรน vedere ciรฒ che accade o, forse, preferisce la nebbia, lโoscuritร alla luce che rende tutto visibile, anche la sofferenza, sepolta dentro di te. Solo un occhio รจ rimasto a vegliare, vivo, acceso per sbirciare la realtร ma รจ sullโallerta, pronto a scappare nei meandri del sรจ, dove nessuno osa seguirlo e lui puรฒ rintanarsi nel suo mondo.
Anna Muntoni
ยฉ Arthur Tress
Boy in Flood Dream, 1971
Fondo Lanfranco Colombo / Regione Lombardia
La bassa marea, il temporale appena passato, i detriti emersi sulla sabbia, il capanno malmesso in primo piano che, con il tetto, sembra indicare la nave arenata sulla riva del mare. Sono tracce che mi inquietano, alcune evidenti, altre meno, e che ho sentito al primo approccio con questa fotografia. Un paesaggio ripreso appena dopo una piccola catastrofe quotidiana e su tutto, al centro, lo sguardo del bambino che emerge dal capanno. Uno sguardo che mi respinge, che vuole dirmi: “Questo รจ il mio mondo, questa รจ casa mia, cosรฌ mi รจ stata data e cosรฌ rimarrร !”. Un bambino che mi agghiaccia con la sua espressione e i suoi capelli biondissimi, una presenza che sembra uscire da un sogno, anzi da un incubo.
Sรฌ, questa foto mi appare come un incubo in bianco e nero che diventa reale.
Roberto Mangano
ยฉ Luca Andreoni
Veduggio con Colzano, 1997
Fondo Archivio dello Spazio, Cittร metropolitana di Milano
Veduggio รจ un Comune confinante con quello dove viviamo. Stessa terra, stessa cultura. Eppure si trova al di lร del Lambro, un confine naturale facile da scavalcare ma anche un confine mentale che fa sรฌ che sia luogo sconosciuto, quasi terra straniera. Infatti non conoscevamo questo posto e ci siamo poi stati per vederlo di persona. ร affascinante come la fotografia faccia scoprire luoghi non solo lontani ed esotici ma anche la propria cultura. Ed รจ una piacevole coincidenza che questa fotografia sia stata realizzata da Luca Andreoni, un artista che abbiamo “scoperto” quasi per caso sul web e poi avuto il piacere di conoscere ed apprezzare anche personalmente. Ci รจ piaciuto molto questo gioco di scoperte e collegamenti che una, apparentemente, semplice fotografia รจ in grado di creare.
Cristina Corti e Roberto Mauri
ยฉ Luca Maria Petella
Qui รจ normale, 1969-1970
Fondo Lanfranco Colombo, Regione Lombardia
Questa fotografia mi ha colpito subito, dandomi un piccolo sobbalzo al cuore che mi ha costretto a soffermarmi e osservarla bene. Un mondo oscuro che circonda una persona protesa verso la luce, in cerca di una via d’uscita, anche se un po’ irreale, mi ha riportato alla memoria momenti bui, ora superati, che, forse, tutti prima o poi viviamo. Niente panico, si dice. Ma in quei momenti non c’รจ nulla che possiamo controllare davvero e l’unico desiderio รจ di essere normale, non marziani incompresi. ร stato anche grazie alla fotografia che ora quei momenti sono il mio passato. Davvero curioso come un singolo scatto sia capace di raccontarlo tutto in una semplice immagine.
Roberto Mauri
ยฉ Mario Giacomelli
dalla serie Verrร la morte e avrร i tuoi occhi, 1981-1983
Fondo lanfranco Colombo, Regione Lombardia
I rilievi delle vene, le pieghe della pelle invecchiata, le calvizie della signora messi in evidenza dal bianco e nero. La foto รจ dedicata a lei. La schiena inarcata e lo sguardo abbassato trasmettono uno stato di malinconia e soggezione. Il bianco e nero, inoltre, รจ come se accentuasse il malessere di questa donna, rendendoci partecipi di ciรฒ che prova. Traspare una forte sensazione di mancanza, dispersione e abbandono.
Ho scelto questa immagine perchรฉ, quando andavo a trovare mio nonno e mio zio allโospizio, percepivo questa forte mancanza e abbandono di se stessi. Una forte tristezza mi avvolgeva, e anche tanta rabbia. Questo รจ il destino che attende tutti noi, una sorte che ci fa paura ma che fa parte del ciclo della vita. La vecchiaia ci fa riflettere sulla vita, ripensando anche solamente ai viaggi trascorsi, alla famiglia, agli amici, allโamore che ci ha accompagnato e con cui si ha costruito una famiglia.
Camilla Picone
ยฉ Federico Patellani
Zagabria, ritratto di coppia, 1941
Fondo Federico Patellani, Studio Federico Patellani, Regione Lombardia
Ho scelto di regalarmi questa fotografia perchรฉ condensa lโidea di divertimento e spensieratezza del tempo libero. Due giovani adulti fanno un gioco da bambini, un gioco fisico, e la fotografia ce ne restituisce lโattimo – che per loro รจ ricordo – con fresca integritร . Lโuomo sullo sfondo, con la sua bicicletta, si sporge curioso a guardare la scena: lโobiettivo dellโautore lo ritrae contemporaneamente come osservatore e osservato e ne fa un dettaglio di stile e composizione. Lascio ad altri il compito di scegliere la Fotografia che denuncia o celebra o innesca puro pensiero. Qui ho preferito quella piรน vicina a tutti noi, quella che pratichiamo con maggiore dimestichezza, quella del ricordo di una gita, di una vacanza. Il ricordo di una felicitร semplice.
Claudia Ghelfi
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