L’ITALIA È UN DESIDERIO. OPEN CALL SUL PAESAGGIO CONTEMPORANEO
I VINCITORI, gli artisti e i progetti
Mattia Balsamini (Pordenone, 1987)
Mattia Balsamini ha conseguito un BA presso il Brooks Institute of California e ha lavorato presso lo studio di David LaChapelle, prima di tornare in Italia, dove dal 2011 insegna fotografia all’Università IUAV di Venezia. La sua ricerca indaga la tecnologia e le sue implicazioni sociologiche, con particolare attenzione sul lavoro come fattore di identità dell’uomo. Ha realizzato progetti per istituzioni come MIT, NASA e Institute of Forensic Medicine University of Zurich. Ha esposto alla Triennale di Milano, al MAXXI, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e all’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco.
IL SUO BUIO SPECIALE
Il progetto, una serie composta da tredici fotografie di paesaggio e tredici ritratti individuali, intraprende un percorso di ricerca sull’identità dell’Italia nord-orientale, territorio che ha subito una profonda trasformazione culturale e sociale negli ultimi cinquant’anni. Il progetto traccia la mappa di un paesaggio antropo-geografico attraverso immagini, volti e parole di tredici illustri veneti che si sono distinti nelle arti e nelle scienze. Ritratti e paesaggi diventano uno strumento attraverso il quale entrare in dialogo con il territorio, raccontando un luogo da sempre caratterizzato dalle logiche competitive del fare, del produrre, e che oggi, esaurite le possibilità di sfruttamento delle sole risorse materiali, deve trasformare il lavoro sudato in un altro tipo di impegno, dando nuova e legittima dignità al “pensare”. Il progetto è stato prodotto e realizzato con la collaborazione del giornalista Pietro Minto insieme a Villa Filanda Antonini, nell’ambito di un programma di residenze d’artista che ha come obiettivo la costruzione di una rete di persone e di processi capaci di interpretare le specificità materiali e immateriali del luogo e del territorio in cui esso è inserito.
Luca Boffi (Milano, 1991)
Luca Boffi (Alberonero), lavora come artista e contadino. Nel 2013 si laurea in Design di Interni al Politecnico di Milano. È vincitore dell’Italian Council (XI edizione) con il progetto editoriale “Caro Campo. Diario di lavoro”. Ha esposto in diversi Paesi del mondo, e collaborato con diverse realtà e istituzioni tra cui Santa Paula Art Museum (CA, USA), Domain de Boisbuchet (FR), Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Roma, IT), La Triennale di Milano (IT).
MORMORIO NOTTURNO
Dieci percento biologia e novanta percento mormorio notturno (C. McCarthy)
Il paesaggio come punto interrogativo è un paesaggio mancante. Qui non c’è nessuna sorpresa. La serie fotografica scattata da una telecamera cctv mostra le notti di un campo scomparso. L’ultima fotografia risale al 10 aprile 2021.
Letizia Calori (Bologna, 1986) e Violette Maillard (Bourg La Reine, Francia, 1984)
Calori & Maillard lavorano come duo dal 2009. Nel 2016 vincono il Premio New York. Hanno esposto a livello internazionale in varie istituzioni tra cui MAMbo (Bologna), ISCP (New York), MMK (Francoforte), Fotografia Europea (Reggio Emilia), Fundaciòn Botin (Santander), Österreichischer Skulpturenpark (Graz) e Moderna Museet (Stoccolma).
DIVING INTO POETRY
La grotta della Poesia si trova nel sito archeologico di Roca Vecchia, in Salento. A pochi metri dalla grotta abili tuffatori, gli ‘Angeli di Roca’, si esibiscono dando forma a un rituale contemporaneo. Fissando attraverso la fotografia alcuni particolari istanti del tuffo, Diving into Poetry annulla le variabili temporali insite nel doppio movimento messo a fuoco: quello geomorfologico delle rocce che emergono dal mare e quello antropologico dei corpi che si spingono verso l’acqua. In questa condizione atemporale, il discorso è traslato sul piano mitologico e allude al passaggio verso una nuova dimensione. La serie fotografica fissa il momento in cui viene superato il limite estremo del reale, dove la caduta e l’ascesa si fanno metafora delle vicende umane e della ciclicità della vita. Con un senso di liberazione l’opera guarda a questo prezioso territorio come ad una metaforica unione tra corpo e paesaggio, tra finito e infinito, tra realtà sedimentata e desiderio di trascendere.
Andrea Camiolo (Leonforte, EN, 1998)
Andrea Camiolo è un fotografo ed editor siciliano. Si laurea in Fotografia allo IED di Torino e all’Accademia di Belle Arti di Catania. Nel 2023 è tra i finalisti del Premio Luigi Ghirri e viene selezionato da CAMERA per il programma europeo FUTURES Photography. È cofondatore di DORSOPRESS, casa editrice specializzata in fotografia contemporanea.
PER UN PAESAGGIO POSSIBILE
Come si rappresenta un paesaggio? Partendo da questa domanda il progetto analizza un modesto paesaggio collinare siciliano, che diventa l’archetipo del paesaggio ideale, proponendo allo spettatore le sue possibili rappresentazioni. Dall’immagine satellitare allo screenshot del codice sorgente di un file, da una scansione di un negativo 10x12cm allo still-life di piccole pietre prelevate dal sito analizzato, ognuna di esse rivela una diversa possibilità di visione dello stesso paesaggio. Come nel finale de Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami, il mezzo fotografico viene rivelato (qui attraverso uno specchio) ricordando allo spettatore l’illusione e l’artificialità di ognuna di queste singole rappresentazioni e la conseguente impossibilità di rispondere alla domanda iniziale.
Marina Caneve (Belluno, 1988)
Marina Caneve sviluppa progetti di ricerca attraverso la fotografia. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, ha realizzato campagne fotografiche e ha esposto in istituzioni nazionali e internazionali tra cui il MAXXI, Fotohof, Paris Photo e La Triennale di Milano. Nel 2023 è vincitrice di Italian Council – Edizione 12, Strategia Fotografia e PAC, nel 2018 di Giovane Fotografia Italiana e COTM Dummy Award. È tra gli artisti invitati da CAMERA al progetto europeo FUTURES e dal 2013 è co-curatrice del progetto CALAMITA/À.
A FIOR DI TERRA
In occasione di una residenza d’artista Lusiana Conco per il progetto Comunità, Cultura e Patrimonio ho coinvolto la popolazione in un lavoro di auto etnografia sul tema dell’estrazione e della lavorazione del marmo.
Un gruppo di giovani cittadini di età compresa fra i 13 e i 16 anni è stato protagonista di un laboratorio per la realizzazione di un archivio visivo e di ricerca intorno alla tradizione locale dell’estrazione e lavorazione del marmo, fortemente identitaria ma anche fortemente critica da un punto di vista ambientale e in grave crisi.
Il titolo è la risposta alla domanda su come decidere dove andare a cavare, il marmo affiora e A fior di terra tiene insieme la dimensione materica del marmo e l’idea del fiorire, di una comunità di giovani nell’età in cui si cerca un posto per il proprio futuro.
L’opera realizzata consiste nella produzione di una serie fotografica e in una restituzione collettiva in forma di newspaper.
Federico Clavarino (Torino, 1984)
Dopo aver studiato presso la Scuola Holden a Torino e BlankPaper Escuela a Madrid, ottiene il titolo di Master of Research presso il Royal College of Art di Londra, dove sta attualmente conseguendo un dottorato.
Il suo lavoro è incentrato su temi come il potere, la storia e la rappresentazione. Ha pubblicato sette libri: Ukraina Pasport (Fiesta Ediciones, 2011), Italia o Italia (Akina, 2014), The Castle (Dalpine, 2016), La Vertigine (Witty, 2017), Hereafter (Skinnerboox, 2019), Alvalade (XYZ, 2019) e Eel Soup (Witty, 2022) ed ha esposto in festival come PhotoEspaña, Les Recontres d’Arles e Fotofestiwal Łódź, in gallerie, tra cui Viasaterna a Milano, Temple a Parigi, Espace JB a Geneve e musei (Caixa Forum Madrid / Barcellona, MACRO Roma). Ha collaborato per conferenze e workshop con musei (MACRO, Roma; CCCB, Barcellona; Museo San Telmo, San Sebastian; Victoria and Albert Museum, Londra) e università (Leeds, Roehampton, Galles del Sud, Navarra).
VIA SPAVENTA
A Milano ogni giorno, per due anni, io e la mia compagna abbiamo percorso la Via Spaventa, la strada più breve tra la nostra casa e il nostro studio. Via Spaventa è lunga un solo isolato ed è interamente occupata su un lato da un complesso di edilizia popolare del primo novecento. Approfittando dello scarso viavai, la gente vi abbandonava grandi quantità di mobili e di spazzatura lungo il marciapiede. Le pareti color crema delle case popolari, un po’ belle perché vecchie, erano ricoperte da un intricato groviglio di graffiti. Questa serie di fotografie è un gesto semplice, il risultato di una pratica quotidiana fondata su una fiducia nella fotografia come uno strumento di trasformazione della realtà. Le immagini sono una testimonianza e una consolazione. Sono documento di un vicolo in cui si condensano l’architettura sociale d’inizio secolo e la vita quotidiana d’oggi. Sono anche un modo di celebrare un paesaggio italiano meno iconico ma forse più reale, il tipo di strada che ho percorso fin da quando ero piccolo, un posto che per qualche ragione mi risulta familiare e spaventoso allo stesso tempo.
Tomaso Clavarino (Torino, 1986)
Tomaso Clavarino è un fotografo, regista e docente i cui lavori sono esposti e presentati in gallerie, festival e spazi pubblici tra i quali: Triennale Milano, Mufoco, Museo Blanes di Montevideo, Fotografia Europea, Athens Photo Festival, Lumen Museum, Les Recontres d’Arles. Collabora con musei ed istituzioni e dal 2014 i suoi lavori sono regolarmente pubblicati sui maggiori magazine Internazionali.
È co-curatore di Jest, spazio per la cultura fotografica a Torino, docente presso IED e Fproject di Bari, e lecturer in vari istituti, workshop e masterclass. Ha pubblicato Confiteor (ZineTonic Edition, 2018), s; Ballad of Woods and Wounds (studiofaganel, 2020), Padanistan, (Guest Editions&studiofaganel, 2022)
PADANISTAN
Negli ultimi trent’anni il termine Padania è entrato a far parte dell’immaginario quotidiano in Italia. Si riferisce ad un’area del Nord Italia che si estende dalle Alpi al Mar Adriatico. Un territorio che esiste nelle idee di molti, ma che geograficamente, culturalmente e giuridicamente resta indefinito. Una regione percepita nella narrazione collettiva come un tutt’ uno compatto e coerente, ma che si è rivelata essere, durante lo sviluppo del mio progetto, un insieme di frammenti che molto spesso hanno poco a che fare tra loro, diversi e, a volte, distanti tra loro.
Nicoletta Grillo (Vimercate, MI, 1991)
Nicoletta Grillo vive tra Milano e Bruxelles. Dopo la laurea in architettura al Politecnico di Milano, studia fotografia al CFP Bauer e consegue un dottorato di ricerca presso il Politecnico di Milano e la KU Leuven. È professore di arti visive all’Università di Hasselt. Ha esposto in spazi quali Careof (Milano), Focus (Lugano), Fondazione Stelline (Milano).
SCINTILLA
Sono gli anni ‘70 e il paesaggio attorno a Milano ospita ancora numerose fabbriche e operai. Uno di loro, come tanti, periodicamente porta a casa la propria tuta da lavoro perché venga lavata dalla moglie. Composta di fibre di amianto, la tuta lo protegge dalle alte temperature dell’acciaieria, ma si rivelerà poi cancerogena. A partire da questo racconto familiare, Scintilla affronta le possibili conseguenze di ciò che dalla fabbrica entra nel domestico. Una serie di fotografie legate a questa memoria sono raccolte in un proiettore a carosello: elementi, luoghi, ma anche azioni, come quella del respirare. All’interno di una proiezione ritmica scandita da rumori meccanici, il respiro appare un richiamo al modo in cui agenti nocivi possono entrare nel corpo, ma anche un invito a prendere tempo rispetto ai ritmi del lavoro contemporaneo.
Jacopo Rinaldi (Roma, 1988)
Jacopo Rinaldi è un artista, educatore e ricercatore. Collabora con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Roma ed è parte di Lateral Roma, uno spazio artistico e progettuale indipendente. Attraverso la fotografia, il disegno e le immagini in movimento analizza il rapporto tra memoria, archivio e architettura nella trasmissione della conoscenza.
Ha partecipato a numerose residenze artistiche in Italia ed esposto in diverse mostre personali e collettive tra Roma, Firenze, Genova, Milano, Torino.
SENZA TITOLO
Senza titolo è un’opera sulle tracce visibili e non visibili dell’etere che riflette sugli aspetti meno evidenti del paesaggio antropizzato come le tecnologie di trasmissione che usano segnali elettromagnetici.
Il progetto è stato realizzato con un drone in prossimità del centro trasmittente radiotelevisivo del Campo dei Fiori. Le elevate frequenze a cui il drone era sottoposto hanno influenzato i suoi movimenti determinando le inquadrature e l’andatura stessa del video.
Le immagini realizzate sono specchiate verticalmente creando una simmetria che coinvolge tutti gli elementi in campo: gli apparati tecnologici, l’architettura, le piante e l’intero paesaggio montuoso. Questa simmetria riguarda anche il montaggio del video, che si ripete rovesciato a metà film, come a riavvolgere il nastro.
Caterina Erica Shanta (Landstuhl, Germania, 1986)
Caterina Erica Shanta è artista e regista. La sua ricerca si focalizza sulla ridefinizione delle immagini documentarie attraverso montaggi e manipolazioni. Tramite collaborazioni interdisciplinari realizza opere basate su archivi e pratiche di cinema collettivo. I suoi lavori, presenti in collezioni pubbliche e private, si sono aggiudicati diversi premi e sono stati esposti in mostre collettive presso alcuni spazi tra cui CAREOF (Milano), Ncontemporary Gallery (Milano), GAMEC (Bergamo), (Galleria Spazzapan (Gradisca d’Isonzo, GO), Biennale di Architettura, Padiglione Italia.
IL CIELO STELLATO
Il progetto riflette sulla produzione di immagini nella società contemporanea, un gesto ordinario, un rito personale che diventa forma nel momento in cui le fotografie – sotto forma di mole di dati digitali aggregati – oltre che inquadrare il mondo, lo ricreano nel suo duplicato virtuale riproducibile. Il cielo stellato elegge a caso studio la festa della Madonna della Bruna di Matera, che ogni anno culmina nell’assalto e distruzione del carro trionfale in cartapesta della patrona della città. Dopo lo “strazzo” ciò che resta del carro è la sua testimonianza fotografica. Il pubblico, disposto a 360° attorno a questo gigantesco oggetto, scatta fotografie e inconsciamente applica una tecnica di rilievo archeologico digitale: la fotogrammetria.
MENZIONI SPECIALI
Noemi Comi (Catanzaro, 1996)
Noemi Comi è un’artista visiva e fotografa italiana. Ha studiato Fotografia al Triennio della LABA di Firenze ed è attualmente iscritta al Biennio dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
La sua ricerca si concentra sulla natura multidisciplinare del mezzo fotografico, prediligendo tematiche legate al non visibile e ai mondi ultraterreni.
DEMETER
Gli ex voto sono i beni, di varia fattura e forma, che l’uomo offre alla divinità per esprimere la sua gratitudine o per chiedere la sua intercessione quando i poteri terreni non possono aiutarlo. Si tratta di oggetti in cui convergono desiderio, paura e speranza: rappresentano modi tangibili in cui può avvenire un cambiamento netto. Demeter pone l’accento sugli ex voto in Calabria, fornendo un quadro complessivo che spazia tra paganesimo e religione cristiana. Il progetto esprime il desiderio di rivalsa del popolo calabrese, indagando paesaggi sempre più in stato di abbandono, attraverso l’utilizzo di un linguaggio misterico e contemporaneo.
Alessandro Di Lenardo (Moncalieri, TO, 2000)
Alessandro Di Lenardo nasce nel 2000 a Moncalieri in provincia di Torino. Dopo aver frequentato il corso Triennale in Fotografia IED Torino, vince una borsa di studio per la Masterclass di Camera Torino e International Center of Photography New York. Alcuni suoi progetti sono stati pubblicati su Artribune e su L’Espresso. Appassionato di montagna, racconta spesso di paesaggi e storie affrontando tematiche sociali.
MILIEU
Da diversi anni la Val di Susa viene attraversata da migliaia di migranti, che percorrono quella che viene chiamata “Rotta alpina” nel tentativo di entrare in Francia. Il passaggio risulta estremamente pericoloso per via dell’ostilità dell’ambiente alpino, delle estreme temperature e dai blocchi della Gendarmerie francese.
Milieu racconta del paesaggio di confine. Un luogo modificato, dove elementi come una telecamera di sorveglianza o una coltre di alberi rappresentano qualcosa di sorvegliato, impenetrabile e immerso in un’atmosfera pesante. Il progetto racconta però anche di quello che resta dell’identità di queste persone. Di notte, la montagna si illumina di bagliori. Sono le luci della polizia o dei soccorritori che cercano di salvarli.
Marta Scagliusi (Roma, 1998)
Marta Scagliusi risiede e lavora a Roma. Studia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma nel dipartimento di Arti Visive, lavora negli studi dello spazio indipendente Porto Simpatica. La sua ricerca si basa sul medium della fotografia e del video, che ha come focus principalmente sperimentazioni artistiche incentrate sulla natura organica ed inorganica.
SOSPESI IN SUPERFICIE.
UN’INDAGINE SULLA VITA NASCOSTA
Il progetto affonda le radici in un’osservazione metodica e inusuale della vita urbana, concentrando l’attenzione sul Ponte Testaccio e le sue arcate Est e Ovest. La presenza di muffe sulle strutture viene spesso socialmente interpretata come segno di trascuratezza, ma in questo lavoro assume un significato diverso. Sospesi in superficie tenta di svelare il microcosmo nascosto nella città, tramutandolo in paesaggi che alterano la nostra percezione comune. Le muffe, organismi pluricellulari appartenenti al regno dei funghi, diventano un medium attraverso il quale è possibile esplorare la complessità della vita che ci circonda, attraversando il confine tra l’osservazione scientifica e l’espressione artistica.
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I VINCITORI, le motivazioni della Commissione di valutazione
22 novembre 2023 – Sono 10 i fotografi vincitori e 3 le menzioni speciali attribuiti dalla Commissione di valutazione della Open Call L’Italia è un desiderio per fotografi e artisti visivi under 40 sul tema del paesaggio italiano contemporaneo.
Riunitasi il 27 ottobre 2023 presso il Museo di Fotografia Contemporanea, la Commissione di valutazione esprime impressioni positive e molto soddisfacenti rispetto alla partecipazione alla Open Call, sia in termini quantitativi (263 candidature pervenute) che in termini qualitativi.
In sede di giuria, la Commissione ha definito e condiviso i seguenti criteri di valutazione delle candidature valide: esperienza formativa documentata dal CV, qualità del portfolio, qualità della proposta progettuale sia in relazione all’originalità dell’idea di ricerca che rispetto all’effettiva realizzazione, valore della proposta di cessione delle opere soprattutto in relazione alla capacità di rappresentare la ricerca in maniera coerente ed esaustiva.
La Commissione ha rilevato inoltre una grande varietà di linguaggi che rimandano alle più contemporanee ricerche visive e restituiscono una lettura sfaccettata, complessa e variegata del paesaggio italiano contemporaneo, nel suo senso più ampio.
Mattia Balsamini con Il suo buio speciale
per aver riportato l’attenzione su un caso emblematico di relazione tra le trasformazioni del paesaggio e la struttura economica e sociale di un territorio, il Veneto, attraverso un lavoro che intreccia pura fotografia documentaria, relazioni personali, tecnologia e sperimentazione visiva, in un utilizzo contemporaneo di tecniche analogiche e plastiche.
Luca Boffi con Mormorio notturno
per avere affrontato tematiche fondamentali legate alla trasformazione del paesaggio e al trascorrere del tempo a partire da uno strumento apparentemente neutro come una telecamera cctv fissa su alcuni pioppeti lungo gli argini del fiume Secchia, ricavando una serie di immagini asciutte e ritmate, caratterizzata da una decisa struttura concettuale.
Letizia Calori e Violette Maillard con Diving into Poetry
per essersi misurate con questioni centrali legate all’esistenza degli uomini e dell’ambiente – il mare, la geologia, la ciclicità della vita – con un progetto rigoroso e poetico, in cui un luogo e una situazione specifica, i tuffatori della Grotta della Poesia in Salento, si prestano a una lettura simbolica e universale.
Andrea Camiolo con Per un paesaggio possibile
per avere avviato una riflessione sulla nozione stessa di paesaggio a partire da luoghi a lui prossimi – un paesaggio collinare dell’entroterra siciliano apparentemente privo di interesse – attraverso un procedimento di verifica e di messa in crisi delle modalità di rappresentazione che produce una serie di variazioni, delicate e coerenti, ricche di rimandi nella storia della fotografia e dell’arte.
Marina Caneve con A fior di terra
per avere sviluppato, in un luogo specifico e circoscritto come il paese di Lusiana Conco sull’Altopiano di Asiago, un dialogo fertile tra l’artista e la comunità, tra la propria rigorosa pratica documentaria e i punti di vista plurali di un gruppo di adolescenti coinvolti nel progetto.
Federico Clavarino con Via Spaventa
per il senso compositivo con cui ha saputo creare una serie di immagini spiazzanti e misteriose, ripercorrendo con continuità un contesto estremamente quotidiano e personale, via Spaventa a Milano, in cui affiorano grandi questioni della città moderna come l’edilizia sociale, l’opera dei maestri dell’architettura, l’assetto ordinario e spesso incomprensibile degli spazi urbani.
Tomaso Clavarino con Padanistan
per avere compiuto una ricerca di ampio respiro su un territorio vasto e complesso come la pianura padana, restituendo con linguaggio asciutto, privo di retorica e attento ai dettagli un senso di spaesamento e di frammentazione che emerge da un viaggio negli spazi interiori ed esteriori lungo la statale Padana Superiore 11.
Nicoletta Grillo con Scintilla
per avere affrontato il tema universale del lavoro e le complesse questioni legate alla salute e alla pervasività nella vita domestica, generando con linguaggio poetico e simbolico, arricchito con elementi performativi, un cortocircuito tra l’architettura delle fabbriche di Sesto San Giovanni e la memoria personale e familiare.
Jacopo Rinaldi con senza titolo
per un lavoro video che, a partire dal centro trasmittente di Campo dei Fiori in provincia di Varese, risulta capace di indagare ciò che nel paesaggio non è visibile pur costituendo una struttura portante della società, attivando una riflessione su vecchie e nuove tecnologie, telecomunicazioni, radiofrequenze, trasmissione di dati e di saperi.
Caterina Erica Shanta con Il cielo stellato
per avere affrontato in modo innovativo ed efficace il rapporto tra esperienza, immagine e tecnologia nella società di massa, dove il paesaggio esplode nelle miriadi di immagini che l’essere umano produce quotidianamente, grazie ad una restituzione fotogrammetrica collettiva dei carri di cartapesta distrutti durante la festa della Madonna della Bruna a Matera.
La Commissione stabilisce inoltre di attribuire una menzione speciale a tre candidati che, nonostante la giovane età, hanno sviluppato ricerche interessanti per qualità, originalità e importanza dei temi trattati, secondo le seguenti motivazioni:
Noemi Comi con Demeter
per la sperimentazione e l’originalità visiva con cui ha saputo affrontare un tema complesso come la religiosità e la presenza degli ex-voto nella cultura calabrese, in un progetto di ampio respiro che esprime il desiderio di rivalsa del popolo calabrese e si confronta con paesaggi sempre più caratterizzati dall’abbandono.
Alessandro Di Lenardo con Milieu
per avere indagato la tematica delle migrazioni e delle frontiere con un progetto che muove da una fotografia documentaria pura per introdurre una piccola ma significativa componente allestita, producendo un immaginario inedito della migrazione notturna nello scenario di alta montagna della Val di Susa.
Marta Scagliusi con Sospesi in superficie. Un’indagine sulla vita nascosta
per l’ impronta artistica che ha saputo dare, sia dal punto di vista formale che simbolico, a un progetto che, a partire da una forte base scientifica come lo studio delle muffe – in questo caso presenti sulle arcate del Ponte Testaccio a Roma – arriva a costruire una serie di paesaggi fantastici.
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I VINCTIORI, proclamazione pubblica
22 novembre 2023
ore 18.00
Scuderie del Quirinale, Roma
Serata di presentazione e premiazione degli artisti vincitori della Open Call L’Italia è un desiderio per fotografi e artisti visivi under 40 sul tema del paesaggio italiano contemporaneo.
La Open Call è promossa dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del Ministero della Cultura (MiC) e dal Museo di Fotografia Contemporanea (Mufoco), con la collaborazione istituzionale di Scuderie del Quirinale e Fondazione Alinari.
Introduce
Mario De Simoni, Presidente Ales-Scuderie del Quirinale
Interventi
Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura
Angelo Piero Cappello, Direttore Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura
Davide Rondoni, Presidente Museo di Fotografia Contemporanea
Giorgio van Straten, Presidente Fondazione Alinari per la Fotografia
Matteo Balduzzi, Curatore scientifico Museo di Fotografia Contemporanea e Presidente Commissione valutatrice Open Call L’Italia è un desiderio
Premiazione
Presentazione dei dieci fotografi vincitori della Open Call e delle tre menzioni speciali attribuite dalla Commissione di valutazione
Intervengono gli artisti
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
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