Presentazione dei 20 fotografi vincitori di REFOCUS #2
Mercoledì 2 dicembre 2020
Michele Smargiassi, giornalista
Matteo Piccioni, storico dell’arte MiBACT-DGCC
Matteo Balduzzi, curatore MUFOCO
in dialogo con i fotografi vincitori
ulvio Ambrosio, Giacomo Bianco, Alessandro Calabrese e Ilaria Tariello, Mara Callegaro, Sofiya Chotyrbok, Daniele Cimaglia e Giuseppe Odore, Antonio Colavito, Giulia De Gregori, Riccardo Dogana, Luigi Greco, Claudio Majorana, Luca Marianaccio, Matteo Montenero, Claudia Orsetti, Nunzia Pallante, Nicolò Panzeri, Claudia Petraroli, Giorgio Salimeni, Claudia Sinigaglia, Andrea Storni.
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REFOCUS #2
Open call per progetti fotografici nell’Italia del post-lockdown
promossa da
Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACT
in collaborazione con
Museo di Fotografia Contemporanea e Triennale Milano
Come ogni termine con analogo prefisso, anche post-lockdown si riferisce a una condizione di attesa – identificata nei media da non ben precisate fasi 2, 3 e a seguire -, caratterizzata dalla tensione tra la graduale ripresa delle attività sociali ed economiche e una convivenza con i disagi, le paure, i rischi che la persistenza del virus comporta tanto nel quotidiano quanto nel futuro più prossimo. Se da un lato risulta comprensibile attribuire al ripopolarsi degli scenari urbani prima deserti l’evidenza di un “ritorno alla normalità” tanto atteso, dall’altro è proprio il concetto stesso di normalità a essere messo profondamente in discussione da più ambiti – filosofia, arte, politica, etc. – alla luce dell’esperienza vissuta e non ancora conclusa.
Con un minimo di prospettiva storica è forse possibile iniziare a interrogarsi sulle dinamiche, gli effetti, i propositi, le contraddizioni emersi con forza durante il periodo del lockdown. Nel presente, la condizione di incertezza chiama le persone e la società a una continua e inusuale riprogrammazione di attività e decisioni, in un’esperienza collettiva di tempo reale e di sostegno all’immediato assolutamente inusuale. Al contempo risulta però evidente la necessità di elaborare fin da subito nuove visioni e attivare politiche radicali per rispondere alle richieste di cambiamento, sostenibilità e solidarietà che non sono più derogabili.
In questo tempo dilatato, agli artisti è chiesto di confrontarsi con l’idea di crisi e di trasformazione, mettendo alla prova gli stessi linguaggi e pratiche dell’immagine nella testimonianza e documentazione della situazione in atto, sullo sfondo delle questioni fondamentali – tecnologiche, politiche, psicologiche, economiche – che nell’attualità prefigurano la società futura.